I Palace arrivano alla fatidica seconda prova a tre anni dall’esordio “So Long Forever”, che ha contribuito a costruire per loro un solido seguito ed una buona reputazione tra gli amanti di certe trame dream rock pacate e sognanti.

Il nuovo lavoro, fuori per Fiction e battezzato “Life After”, è un gran disco ed un deciso passo avanti rispetto al comunque discreto esordio. Il songwriting si fa più maturo e focalizzato, gli undici pezzi che compongono l’album danno una forte impressione di coesione e mostrano idee davvero chiare e a fuoco.

Certo, i riferimenti a livello di sound sono sempre quelli e sono sempre ben presenti (Elbow su tutti, ma c’è pane anche per i denti di chi non ha digerito la svolta da mostri da stadio dei Coldplay post-”Parachutes”), ma stavolta la band si ingegna maggiormente e tira fuori una personalità insospettabile.

Merito di brani costruiti con maestria, che si dilatano solo quando estremamente necessario (vedi alla voce “Heaven Up There”, primo singolo e capolavoro del disco, posto intelligentemente in chiusura) e, nonostante spesso mostrino impalcature sonore discretamente complesse ed atmosferiche (ad esempio il notevole dream pop spinto di “Caught My Breath”), risultano leggeri ed estremamente digeribili all’ascolto.

Ci sono episodi dove l’ancoraggio con le band di riferimento è ancora troppo saldo (la titletrack e “Face In The Crowd” suonano come se fosssero outtakes di “Parachutes”, mentre “No Other” è praticamente un pezzo degli Embrace fatto e finito) ma la maestria della band nell’infilare il gancio sonoro giusto al momento giusto salva capre e cavoli.

Menzione particolare per il frontman Leo Wyndham, che fornisce una prestazione vocale assolutamente perfetta e calibrata al mood di ogni singolo pezzo, e per la produzione di Catherine Marks e Luke Smith, non a caso già al lavoro con band ultrapromettenti come Foals e Wolf Alice.

Un gran disco, che potrebbe attirare a breve attenzioni importanti per i Palace e potrebbe anche (chissà) fornire una soluzione a chi ancora è alla ricerca di un’alternativa concreta alle band sopra citate.

Brano migliore: Heaven Up There

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