Il Confine (Ovvero dove ci sono leoni, farfalle e bovini)

"Fino all'anno scorso avevo un solo difetto. Ero presuntuoso."
(Woody Allen)


Chi ha esperienza di guida enduro/fuoristrada, mountain bike, arrampicata (libera o non) et similia sa che spesso la volontà di arrivare ad un punto Z da uno A viene limitata dalla conformazione del substrato che si sta percorrendo: il tracciato è quasi sempre predestinato anche quando il senso della vista non lo percepisce (per fare un esempio, in Alpinismo, basti a pensare al concetto di “via aperta da…” ) salvo la prerogativa di persone dotate dell’abilità di intravedere “strade” nuove e/o alternative ad altre.


Nella lingua scritta vige qualcosa di simile celato sia dietro ai fondamentali (Grammatica, Sintassi) sia dietro gli strumenti dialettici. Tali predestinazioni fanno si che (troppo) spesso, soprattutto in un idioma fortemente conservativo (ad eccezione del risvolto lessicale) come il nostro, quando qualcuno vuole passare da A a Z[1] si trova stretto (a meno che non sia dotato del dono della sintesi tipo Steve Harris che con un titolo come “British Lion” riassume in due parole tutto quello che c’è da sapere su di lui) tra il rischio di dar per scontati passaggi necessari per la comprensione di molti e quello di citarli tutti rischiando di stancare il lettore dopo tre righe (e si sa che l’indice di attenzione medio spesso non va oltre).


Qualche tempo fa, pochi giorni dopo la pubblicazione in questo Sito dell’editoriale “Il Caso Sara T.” dove io scrissi la parte che essenzialmente parlava di farfalle, intrapresi una piccola escursione (un 190 km circa) “motorettata” nell’Alta Lessinia e mentre percorrevo un lungo tratto di sterrato abbastanza impegnativo (dove ho scattato la foto, a corredo di questo editoriale, che mi vede in compagnia di un simpatico bovino: io sono quello brutto) ebbi un’illuminazione (non sono caduto, tranquilli: non ero sulla via per Damasco) sul fatto che in quello scritto m’ero allegramente buttato in un burrone perché tra metafore gastronomiche ed esempi tratti dalla cronaca “rosa/boccaccesca” avevo evitato si un masso grande come un cocomero ma dalla parte sbagliata.


Ora, senza tornare su quel topic particolare (do solo un indizio: andate a vedere quante volte ho citato la parola “Porno” in quel pezzo) come nel romanzo di Matheson “I Am Legend” devo arrendermi al fatto che “l’anomalia genetica” è solamente causa mia [2] come il fatto che un mio sproloquio su come gli squali predino gli squali (e che spesso lo si diventi anche contro la propria volontà) sia stato preso come un sermone moralista contro il Porno, un’arringa di difesa contro la “povera” Sara eccetera.

In un certo senso ci sono cascato ancora perché ho preso il rischio di inserire il quarto paragrafo (per spiegare il meccanismo mentale che mi ha portato a scrivere tutte queste scemenze) che può deviare l’attenzione, nuovamente, del lettore verso i lidi del Porno, della Cronaca e della Pastasciutta quando invece voglio solo annoiarlo con banali considerazioni sui confini della lingua scritta.


Se ora mi chiedessi se effettivamente era meglio continuare a parlare di porno probabilmente il burrone diventerebbe abisso (e non fate facile ironia…) quindi la chiudo qui.


Note


[1] Detto questo bisogna anche dire che uno dei trucchi più efficaci per nascondere mancanza di argomenti è ricorrere ad un linguaggio criptico, ermetico e ricco di metafore (spesso usate a caso). Un altro consta nell'usare argomentazioni talmente "popolarpopuliste" che riescono, non solo, a non irritare nessuno ma spesso a riscuotere successo da parte di target precisi di ascolto (e si sa che son meglio due feriti che un morto). Un altro ancora, diametralmente opposto, usa l'asso della provocazione (spesso fine a se stessa) così da scuotere animi e coscienze.' Ovvio è che gli stessi, e altri, che non ho citato, metodi possono essere usati per altri scopi quindi non solo per dissimulare eventuali carenze dialettiche: per rompere le balle a qualcuno, per mero divertimento, per ammazzare il tempo o banalmente per "professione".


[2] Ovviamente non mi riferisco anche all’altra metà dell’editoriale cui, indegnamente, la mia è stata accostata: cosa che mi ha fatto piacere tra le altre cose, nonostante il topic non fosse proprio lo stesso, perché, ad occhio e croce, l’autore di quella deve essere un bell’uomo.


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