Un tuffo nel passato, in un periodo nel quale il death metal scandinavo muoveva i primi passi e alcune pagine rivoluzionarie venivano rilasciate da acts del calibro di Entombed, Dismember, Hypochrisy, Unanimated ed, appunto, Amorphis.
Siamo nel 1993 e questo lavoro rappresenta il debutto dei cinque (allora quai teens) finlandesi. registrato ai "mitici" Sunlight Studios del guru Tomas Skogsberg "The Karelian Isthmus" è un concentrato di ferale brutalità, catacombali guitar-crunches, ritmiche pachidermiche e urli di catarrossa efferatezza. Aperto da un intro docile di richiamo folk l'albuma sputa una decina di tacks furenti, incalzanti dove chitarre a "sega elettrica" (Entombed docet) graffiano ma si fanno, a tratti, sorprendemente melodiche aprendo la porta per le successive virate armoniose di "Tales...". Si segnalano per intensità l'opener "The gathering" e "Warriors trial" dove un rifferama inferocito duetta con rallentamenti al limite del doom, Mr. Koivusaari "gorgheggia" latrati pazzoidi e velenosi. Un drumming puntuale ed aggressivo funge da "motore" demolendo ciò che rimane. Si continua sulle medesime tonalità per il resto dell'album con il binomio brutalità-melodia che si affaccia timidamente nelle leads di "Exile of the sons of Uisliu", davvero trascinante dal refrain facilmente assimilabile. Scariche di adrenalina provengono da "Pilgrimage", abrasiva, veloce con un finale di riffs apocalittici ed un drumming davvero fast'n'furious. Il picco viene comunque raggiunto dal gioiello "Sign from the north side", micidiale nell'apertura con chitarre spaccaossa seguite da growls al vetriolo e, successivamente, energicamente "epica" con le sue atmosfere gurresche travestite dall'abbinamento doom-death tipico della band. viene chiusa da un finale roboante con solos di richiamo "Left hand path" di provenienza ancora Entombed.
Insomma un lavoro inadatto per i maniaci dell'originalità, per chi ricerca l'eleganza ed, in particolar modo, per chi ama il lato progressive della band. Gli incalliti death metallers, invece, troveranno qui colate laviche con le quali infiammarsi i padiglioni auricolari in un "headbanging" davvero trascinante. Testimoniante il periodo più selvaggio del quintetto di Helsinki "The Karelian Isthmus" incarna l'essenza del death metal nordeuropeo inglobandone tutti i patterns amati e odiati.
Primitivo, grezzo ed energico.
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