Ringrazio Pretazzo per avermi riportato alla mente questo Meraviglioso Gruppo e dedico a lui la Recensione.” (CaptainHowdy)

“They might be Giants” è il nome, tratto da un Film, scelto da due simpatici New Yorkesi (Brooklyn esattamente) ad inizio anni '80 per proporre la loro miscela di Pop Rock Cabarettistico intinto in abbondanti dosi di umorismo nero: influenzato da riferimenti teatrali (in bilico tra il Musical Americano ed il Non Sense Inglese alla Monty Python) il loro omonimo esordio (conosciuto anche come “Pink Album”) è un vero capolavoro di raffinate collusioni tra la Musica Colta (critici di spicco han tirato fuori pure il nome di Zappa anche se, ad occhio e croce, probabilmente a lui stesso il termine faceva orrore) ed il Pop più semplice, preso però nel vero significato del termine e cioè “Popolare, derivante da esperienze della gente comune e della vita vera.

Il Disco consta di 19 canzoncine, veloci nel loro svolgimento (il disco non supera i 39 minuti) che hanno tutte come comune denominatore barzellette e storielle dedicate, nella quasi totalità, ad argomenti ed eventi tra il macabro e l'inconsueto: nelle loro liriche si trovano sbeffeggiati (ma sempre con intelligenza, senso dell'ironia e istinto satirico nei confronti della propria nazione) avvenimenti come Funerali, Morti Improvvise ed altri meno tragici ma pur sempre tristi come licenziamenti e delusioni d' amore.

Il senso umoristico viene aumentato dall'ambientazione musicale proposta dai due: in pochi secondi si passa repentinamente da atmosfere Folk o Country fino a fioriture Jazzistiche, passando per ampie concessioni alla Musica per l'Infanzia se non a quella proposta dai Jingle Pubblicitari, il tutto in tono farsesco ed inserendo nella classica struttura orchestrale Rock Pop pure strumenti abbastanza inconsueti come il Clavicembalo od altri di tipo bandistico.

Un Astrattismo Sonoro che affascina pur nella sua (apparente) semplicità ed un'esperienza da gustare previa consultazione dei testi per non perdersi l'”Elegante Sarcasmo” dei due.

Se non vi fidate almeno provate con la paradossale “Hope That I Get Hold Before I Die” e poi mi direte...

Mo.

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