...il silenzio diventa qualcosa d'altro... niente affatto silenzio, ma suoni, suoni ambientali. La natura di questi silenzi è imprevedibile e mutevole... Vi sono, e lo si può dimostrare, suoni destinati a essere uditi, e per sempre, finché ci saranno orecchie per udire. Quando queste orecchie sono in rapporto con una mente che non ha nulla da fare, tale mente è libera di entrare nell'atto di ascoltare, udendo ogni suono così com'è, non come un fenomeno che più o meno si avvicina a un preconcetto.

                                                                                John Cage - Silence 

John Cage in Italia dai più viene ricordato per la sua partecipazione a "Lascia o Raddoppia" come esperto micologo e per la sua bizzarra performance con delle caffettiere*.

Nel mondo, compresa l'Italia, gli appassionati di musica e gli esperti di Avantgarde ricordano John Cage come uno dei fondamentali compositori del XX secolo: inventore del piano preparato, precursore dell'alea, profeta di certa musica che dagli anni '30 in poi prenderà largo non solo tra i compositori di musica classica, ma anche tra quelli denominati di musica leggera: basti ricordare il greco Demetrio Stratos del gruppo Area, che lavorò su alcune composizioni vocali fatte da Cage. Egli fu un vulcano di innovazione, interiorizzando tutte le teorie musicali del suo tempo, esasperandole, portandole all'estremo delle conseguenze, per distruggere ogni sorta di forma musicale e rimettere in dubbio tutto. Il "punto caldo" dell'attività compositiva del musicista americano è l'ormai famosa 4'33", una composizione per pianoforte in tre movimenti.

La composizione ha principalmente due scopi, una più ironica, una più teorica. La prima è l'ironizzare sull'atteggiamento di alcuni pianisti che, prima di iniziare un concerto, si siedono davanti al piano con la tastiera ancora chiusa, concedendosi alcuni attimi di silenzio che spesso diventano minuti: tale vizio è sottolineato nello spartito della composizione, dove è presente, come indicazione per lo strumentista, un secco e monolitico "tacet". La seconda riprende ciò che si è detto prima della natura del Cage teorico e necessità di un piccolo richiamo storico.

La musica fino ad ora ebbe sempre uno schema ben preciso di composizione: impostazione della tonalità di base e costruzione dell'armonia su di essa. Arnold Schönberg con la dodecafonia diede il primo passo per la distruzione di tale schema, Cage compì il passo logico successivo. La musica non viene più percepita come accostamento tramite leggi convenzionali di suoni, bensì produzione di suoni involontari, dove il fulcro di tale concezione, il "pentagramma" di questa nuova musica, diventa il silenzio, che per quanto detto prima, se esistono dei suoni provocati accidentalmente, il silenzio come assenza di frequenze sonore non può esistere. Ne deriva così oltre a una nuova concezione di musica, di suono, di armonia, anche una nuova concezione di silenzio: esso è l'intervallo dove i suoni involontari si concretizzano formando la composizione diventando così Musica.

4'33" oltre a essere una composizione per piano diventa composizione per pianista e pubblico, dove i rumori provocati nel momento stesso dell'ascolto diventano parte integrante dell'opera, avvolgendo così il campo di ricerca sonora in uno spazio più ampio. Non più l'orchestra, non più la composizione, ma il Cosmo. Perdersi in 4'33" di silenzio è solcare gli schematismi che finora hanno regolato, in buona e mala fede, la musica dal Medioevo in poi, per ritrovare una genuinità primitiva mai ritrovata, a volte sfiorata, ma sempre con una nota di disappunto.

Con 4'33" John Cage ci riporta nel dreamtime della musica Occidentale, e chissà, anche per ritrovare noi stessi.

*Il primo video non è in riferimento al programma televisivo italiano, ma è uno dei tanti exempla di reazione del pubblico alle invenzioni compositive di Cage.

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