I live dei Truceboys sono occasioni rare. I ragazzi truci in questione, infatti, non dispongono di un contratto con una major. La loro musica fra l'altro è inavvicinabile da qualsiasi produttore che tenga conto dei blandi dettami morali che la sciatteria della tv e della radio italiana vuole propinarci. I Truceboys non dispongono di un contratto da major e se, per certi versi (la loro totale libertà di espressione), è un bene, per altri è un male, visto quanto poco si fanno vedere in giro.

Non so come ben definire il loro concerto. Esplosivo. Al tritolo. Nichilistico. Semplicemente, grezzamente, bello. Proprio come la loro musica.

Io, ragazzo di Roma di 19 anni: la prima volta al Piper per il concerto di uno dei collettivi rap più controversi degli ultimi anni. Chissà se i signori truci hanno pensato, come ho fatto io, all'importanza di quella discoteca storica dove hanno suonato fra l'altro i Pink Floyd (e tanto per rimanere in tema di gruppi british, pure i Babyshambles). Non so, fatto sta che, ad esser sinceri, i cari truci lo sono soltanto quando cantano: l'unico motivo per cui non mi stupisco della truzzaggine generale del pubblico.

Ma del pubblico mi frega poco, tanto mi son visto il concerto in prima fila (o meglio, linea) e me ne son tornato a casa col biglietto firmato da Noyz Narcos.

"Ok, ma il concerto vero e proprio?"

Dopo una mezz'ora di rap statunitense mixato da un'anonimo dj, alle 22 e 30 si parte con Metal Carter (con i suoi capelloni che puntualmente si faceva scendere sulla faccia). La sottile demenzialità dei suoi testi non sfugge nemmeno in quest'occasione, anche se i ragazzini ai miei fianchi non sembrano farci caso e urlano a squarciagola. I brani sono principalmente quelli dei suoi dischi da solista: "Esca", "Hardcore pt.1", "Boyband" ma anche un'ottimo brano di "Ministero dell'Inferno", "Nato cattivo". Alla fine arriva il brano che tutti stavamo aspettando e comincio anch'io a cantare come un'ossesso, il mio concerto può iniziare. Proprio con la celeberrima "Pagliaccio di ghiaccio". Chi se ne frega se è l'apice della demenza. E' stato uno spasso.

Poi è il momento di Cole che più che altro propone le sue strofe di alcune canzoni di "Ministero dell'Inferno" (Regresso tumorale; Deadicated), ma soprattutto, ci offre la sua fantastica strofa di "Deadly Combination" degli In The Panchine e la base la fa un tizio che si esibisce in una beatmachine da spavento (vi giuro, una discoteca in bocca).

Arriva, finalmente (è il caso di dirlo), il grande Noyz ed è il delirio. La sua violenza lirica dal vivo è ancora più genuina. Le sue rime invadenti ancora più brutali. Perdo completamente la voce sul pezzo più adrenalinico di "Non dormire" ovvero, l'antropofaga "Shabboo". Quando viene il momento di "Verano Zombie pt.2", però, c'è un fantastico fuori programma. Noyz urla: "Daje chiamate Metal Carter!!!". Così con poca convinzione lo chiamiamo, ma dopo pochi secondi la litania "metal carter, metal carter, metal carter..." si trasforma in "gemello, gemello, gemello". Per chi non lo sapesse Gemello (o Gmellow) è il rapper del gruppo In The Panchine che ha collaborato con Noyz in "Verano Zombie pt1" (a esser onesti la versione di gran lunga migliore". Gemello era presente ma cazzeggiava soltanto sul palco e scattava foto. Allora dapprima viene la parte seconda quindi viene consegnato un microfono al rapper di ITP. Noyz esegue la sua strofa alla perfezione. Il caro Gemello non ricordava molte parti della sua. Peccato, ma bella improvvisata.

Infine, arriva il mingherlino Gel e, stranamente, la prima fila si gremisce di pubblico femminile. Le canzoni di Gel non le conosco e, sebbene io lo ritenga un rapper più che discreto, a mio avviso non dispone del carisma degli altri del gruppo. Ma vabbè la sua prestazione è stata comunque ineccepibile.

Il concerto finisce all'una e 20 circa, da quel momento in poi (quando cominciano a smerciare i loro dischi) si scende a un livello più confidenziale e tutti chiamano i rapper con i loro veri nomi.

Me ne vado con un'autografo, la felpa intrisa di fumo ed una ferma conviziona sulla gran qualita della musica espressa da questi ragazzi che, a dispetto del loro aspetto inoffensivo (oserei dire "banale", anche lontano dai cliché rap-hip hop), nelle rime sanno essere veramente cattivi, violenti, impietosi... semplicemente e ostinatamente truci. E noi non chiediamo altro.

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