Ronin di Frank Miller, colori di Lynn Varley (U.S.A.) Miniserie in 6 Volumi 1983-84 Dc Comics. In Italia originalmente pubblicato dalla Magic Press nel 1999 poi dalla Planeta-De Agostini nel 2007.

 "La isola degli Utopii, larghissima, nel suo mezzo si stende dugentomila passi e per lungo tratto non si stringe molto, ma ver la fine d'amendue i capi si va ristringendo, i quai piegati in cerchio di cinquecentomila passi, fanno l'isola in forma de la nuova luna." (Thomas More, traduzione di Ortensio Lando 1548)

"Ma l’utopia non esclude di fatto la distopia: ecco perché è più corretto utilizzare quest’ultimo termine. Infatti tra l’utopia e la distopia non c’è un rapporto di contraddizione; tutt’altro. Innanzitutto la distopia e l’utopia, secondo un’interpretazione letteraria di questi due fenomeni, appartengono entrambe ad un particolare filone della fantascienza a sfondo sociale, che descrive tanto luoghi immaginari dove regna il benessere e la felicità (utopia), quanto terribili ipotesi di mondi futuri invivibili (distopia)" (Da Il Dizionario Filosofico)

 

Cos'è un Ronin (??)?

Nel Giappone feudale indicava la figura del Samurai rimasto senza padrone: o per la morte (o caduta in disgrazia) dello stesso o per esserne stato privato della fiducia. Diventarlo comportava la pratica del Seppuku: pena il disonore e l'isolamento preservati da tutti gli altri Samurai in fede al codice Bushido. (e che Psychopompe perdoni errori o imprecisioni...)

 

Il Ronin (diventato per comodità solo "Ronin") di Miller:

La storia comincia circa 800 anni fa in Giappone: un giovane Samurai è al servizio del potente signore Ozaki. Una notte il/la demone Agat uccide Ozaki, colpevole di avergli sottratto tempo addietro la propria spada magica: uno strumento che se bagnato dal sangue di un innocente può divenire così potente da uccidere il/la demone stesso/a. Ma Ozaki ha nascosto la spada e Agat non riesce a trovarla. Dopo la morte del proprio padrone il Samurai (di cui non viene fatto il nome) si prepara al Seppuku ma gli compare in visione Ozaki che lo convince a rimanere in vita, trovare la spada e far si che Agat non la rintracci mai più. Il Samurai diventa quindi un Ronin e...

...qui m'interrompo perchè svelerei il magnifico stratagemma adottato da Miller (così vi invoglio pure alla lettura) per portare la storia nella New York di un ipotetico e, probabilmente, non troppo lontano futuro: un futuro dove l'estremo progresso tecnologico ha portato a disparità ed ingiustizie sociali abominevoli. Qui il Samurai e Agat continueranno la loro lotta.

 

Contesto in cui nasce "Ronin":

Siamo nell'America degli anni '80, in pieno Reaganesimo (si dice?), Miller aveva già cominciato a farsi notare nell'ambiente dei fumetti perchè (con Moore) era uno dei pionieri della "riforma" dell'universo supereroistico. Una riforma che partiva dai presupposti di miscelare nel, fino ad allora, utopico e patinato immaginario di quel genere fumettistico, trame dal gusto noir, dubbi intimi ed esistenziali, un pessimismo di fondo verso la deriva intrapresa dall'umanità.  Misuratosi già con personaggi come Elektra e Daredevil il ventiseienne fumettaro americano decise di intraprendere l'avventura di una"creatura" tutta sua ed, in un certo senso, anticipando certi topic fantascientifici da li a venire, creò un affascinante ibrido di richiami medievali, mitologici, futuribili ed ipertecnologici. Il riferimento che faccio, ad inizio paragrafo, al contesto storico di quegli anni non risulta casuale se, a distanza di 25 anni, si confrontano l'ottuso ottimismo di quel tipo di filosofia politica e l'approccio, magari troppo pessimista ma basato su conoscenze reali ottenute con il vivere "la vita vera tra persone vere", di Miller. Per un motivo o l'altro "Ronin" comunque rimase opera di nicchia ma, a parere di chi scrive, è da ritenere, insieme a "Il Ritorno del Cavaliere Oscuro" il suo capolavoro.

 

Piccola (e umile) analisi dell'Opera da parte del Recensore:

"Ronin" è il racconto epico dell'eterna lotta tra gli opposti: e non sto parlando solo di quella classica "Bene vs Male"  ma di quelle, meno note, tra il continuo moto in avanti dello sviluppo tecnologico ed il continuo procedere all'indietro degli equilbri sociali, tra l'avvento della comunicazione globale e l'effettivo rimanere nelle mani di pochi della stessa, tra la cosidetta "democratizzazione" sul modello americano-britannico di quegli anni e le irreali aspettative createsi attorno. Da questo punto di vista (nonostante le estremizzazioni che Miller mette a beneficio dell'intreccio narrativo) questa mini-serie si rivela aggressivamente lungimirante e pone in luce tutte le debolezze del nostro sentirci al sicuro: protetti da un sistema che solo ora cominciamo a capire essere tutt'altro che infallibile.

Detto questo non voglio sottovalutare il fatto che "Ronin" è pure un bellissimo racconto fantasy-fantascientifico e può pure esser letto solo sotto questo punto di vista (ammirando tra l'altro il tocco grafico di Miller che appariva già "maturo" nonostante la sua giovane età e anticipatore di quello che negli anni futuri sarà tanto amato) ma lasciarsi sfuggire, e non casualmente lo cito per ultimo come non a caso avevo aperto questo scritto, l'opposto definitivo "Utopia vs Distopia" sarebbe un peccato..

Certo, da non lavare con un seppuku...

 

C.G. (Girlanachronism) 

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