Una delle più importanti svolte, in Storia dell'Arte, è sicuramente quella, che, nei primi venti anni del XX secolo, ha visto opporre alla visione oggettiva del mondo e delle cose, che l'Impressionismo aveva imposto a partire dalla seconda metà del XIX, un modo talmente soggettivo da risultare spesso esasperato e che verrà etichettato come Espressionismo. Dire, comunque, che questa corrente si può infilare, culturalmente, nella fucina post-impressionista è una forzatura perchè se, da un lato, quasi tutti gli esponenti del movimento furono influenzati da post-impressionisti come Gauguin, e l'artista di cui andrò a parlare ammise di aver sempre amato in modo particolare l'arte di matrice polinesiana, o Van Gogh la storia, la cronaca, le fonti d'ispirazione materiale dell'Espressionismo sono state così primigenie da dover collocare la scuola in un posto, importante, a se stante nell'universo artistico.

Avanguardia contro tutto e tutti: storiche le critiche che "Der Sturm", la rivista che nel ventennio '10-'20 rappresentò ufficialmente l'Espressionismo tedesco, mosse a movimenti come quelli Modernisti o alle espressioni dell'Art Nouveau colpevoli di dare troppo spazio a frivolezze di costume ma anche distinguo netti con il passato, rappresentato dall'esplosione dell'Impressionismo. Il peso della storia e del luogo, la Germania nel periodo prima della Grande Guerra e successivamente in quello tra i due conflitti mondiali, gravitò inevitabilmente minaccioso, con il suo carico di contraddizioni, politiche e sociali, e con le deformazioni civili e di classe, sulle coscienze delle persone che diedero vita a questo formidabile modus vivendi artistico: vedendolo poi "rigettato" nelle opere. 

Rimanendo, geograficamente, tra Reno, Danubio e Vistola l'Espressionismo visse, pur condividendo caratteristiche formali come l'uso di tonalità aggressive, colori al limite del aberrante, tratteggi in linee decise ma non continue ed un rifiuto per le leggi della prospettiva, due entità distinte: "Die Brücke", che maggiormente m'interessa in questa recensione, figurativo e decadente e "Der Blaue Reiter", di cui parlerò più approfonditamente un'altra volta, astratto e spiritualistico.

"Die Brücke" fu fondato a Dresda nel 1905 e nel suo decennio di vita passò dalle avventure urbane violente, degli esordi, ad una dimensione più intima fatta di ritratti, nudi soprattutto, del tramonto ma sempre rimanendo nei canoni stilisti descritti sopra, con in più una certa propensione per impulsi cromatici violenti e primitivi. Il nome del movimento, "Il Ponte", indicava un manifesto di transizione tra il passaggio da una forma artistica desueta, rappresentata dal '800 tedesco, ad una nuova e di avanguardia, l'Espressionismo appunto. Non è certa, come si legge in molti trattati, la vera influenza filosofica che Nietzsche ebbe sul movimento, al di la della scelta del nome.

Ernst Ludwig Kirchner fu fondatore e, probabilmente, maggior interprete del movimento: la sua travagliata esistenza, sospesa tra politica, le sue opere furono indicate come degenerate dal Nazismo provocando un forte shock mentale nel pittore, disagio psichico, dovuto anche ad abuso di droghe, e comportamenti borderline meriterebbe da sola una recensione ma per motivi di spazio mi limiterò a mandarvi al link che fornirò allegato allo scritto. Però è importante far notare che i maggiori risultati artistici, Kirchner, li ottenne nel periodo di soggiorno a Berlino nei primi anni '10 quando ormai "Die Brücke" stava collassando, o lo era già addirittura, anche a causa del fondatore stesso. In quegli anni i suoi soggetti preferiti erano scene di strada colte nella confusione e nel delirio, sia mondano che "sotturbano", della grande metropoli: eleganti signori e prostitute venivano colti in flash rapidi che esaltavano il movimento violento e convulso di quel vivere solo apparentemente "leggero". La spinta espressionista, del pittore, qui è al suo massimo ma non si può non notare un certo indulgere, anche se in toni di riprovazione, sensuale ed erotico.

Del 1913, olio su tela ora al MoMA di New York, è questo "Die Straße": uomini eleganti e signore vestite alla moda di Parigi passeggiano lungo Friedrichstraße, le forme sono appuntite, i visi colti nell'atto di cercare il divertimento ma nella consapevolezza che questo vivere frivolo è inutile e destinato ad una rapida fine. I colori ed i toni convulsi ed in, voluto, contrasto tra loro e la prospettiva è distorta così da esaltare il senso drammatico di una decadenza ormai inevitabile: Kirchner considerava le grandi metropoli come esempio di civiltà aberrante e chi vi abitava come mera banderuola destinata a naufragare tra le tempeste oramai imminenti, qui questo sguardo è chiaro. Impietoso e fulminate.

Tra il '12 ed il '14 il complesso e lungimirante pittore tedesco compose varie opere della stessa tipologia e sulla stessa linea d'onda: invito tutti ad approfondire, inquietanti parallelismi con epoche che meglio conosciamo potrebbero sorgere.

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