"Che due più due faccia quattro è giusto ma che a volte faccia pure cinque è proprio divertente" (Fëdor Michajlovic Dostoevskij)

 

Il 2009, tra le altre cose, ci ha portato via Vezio Melegari: pur non riguardando, direttamente, l'arte dell'Umorismo questo scritto è dedicato alla sua memoria ed è pure un invito a procurarsi il suo "Manuale dell'Umorismo". Poi magari apritelo a pagina 58.

Nel momento in cui si decide di parlare di un'espressione artistica, che sia un disco, un quadro, un film od un libro, si aprono tre, più o meno tortuose, strade. La prima parte dall'analisi storica, dipanandosi tra cause, effetti e conseguenze, e deve per forza essere debitrice a un substrato critico e popolare che più è antico l'oggetto in discussione più è complesso ma anche sedimentato. La seconda pone le sue basi solo sull'esperienza personale di chi scrive e necessita di un atto di fede da parte di chi legge: questo tipo di approccio, pur generando scritti decisamente piacevoli e dibattiti, invero, divertenti, vive sempre in bilico tra il peso dell'onestà intellettuale e quello della vanità del "recensore" e la conseguente "credibilità", nel universo-mondo ma pure in ambienti più ristretti come nel universo-DeBaser, dipende spesso più da fatti congetturali che non da puri riscontri obiettivi. 

Chi scrive questa "recensione" non è fan dell'obiettività, se mai dovesse esistere al 100%, a tutti i costi e crede che un sano relativismo, in barba sia all'attuale Pontefice ma anche ai, per citare l'amico Odradek, "Santoni della Critica" ed ai loro approcci ombelicali, sia il giusto sale per condire la minestra della Critica artistica altrimenti in balia di "insapidi" cerebralismi. Però, e c'è un "però", è necessario dare alla Storia quello che alla Storia appartiene e se un recensore gioca troppo, per fini che non si allontanano quasi mai da quelli di una, "malsopita", vanità personalistica, tra "quello che vorrebbe fosse accaduto" e "quello che è accaduto", approfittando magari di uno status critico, più o meno meritato, in questo o in quell'altro universo, il rischio è di trovarsi di fronte ad un tentativo di manipolazione dell'Arte che di critico ha ben poco e che può avere due scopi: uno"vanitosamente" artistico, e la Critica che diventa Arte è cosa triste, ed uno "vanitosamente" asservito a singole "verità", più o meno, ma spesso più, in malafede.

La terza strada è quella di incrociare le prime due e di sviluppare una visione personale che però rispetti la Storia, anche se questa ci è antipatica, culturalmente, politicamente, socialmente etc. etc. E' ovvio che è cosa molto difficile da realizzare e, se mi permettete una piccola divagazione personale, nel mio piccolo spesso incorro in sbilanciamenti sia in un verso che nell'altro: combattendo dicotomicamente tra le essenze enciclopediche e quelle istintive. Detto questo le critiche ricevute, nelle prime recensioni, sia in un senso che nell'altro confermano che la strada è quella giusta: oltre che è impossibile far contenti tutti. Sarebbe divertente approfondire il fatto che spesso la lotta al Relativismo viene combattuta da ambienti e personalità filosoficamente contrapposte, il citato Pontefice e gli integralisti di certi ambienti scientifici per fare un esempio, ma questo mi porterebbe in multiversi affascinanti ma troppo lontani dal piccolo "intrallazzo" che sto tessendo in questa recensione: che faccia ridere o no, che faccia riflettere o no.

E' abbastanza ovvio che la foto, topic della "recensione", è puro pretesto per parlar d'altro: artisticamente irrilevante ha il principale merito di creare un inganno visivo e concettuale che se da una parte, razionalmente, viene presto svelato dall'altra crea un effetto umoristico che perdura, dopo 40 anni, tuttora: eppure per smontarlo basterebbe collocare i due protagonisti uno al posto dell'altra. Lasciando perdere estremizzazioni su come i fatti sono altrettanto facilmente manipolabili e non volendo far trasparire inviti al porre attenzione sui rischi della manipolazione, che non ho intenzione né la qualifica, di fare, né, diosecemescampi, riferimenti ad attualità politiche, da una parte o l'altra della barricata, la recensione si chiuderebbe pure qui e scusate la troppa o troppo poca istintualità...

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