L'apoteosi del romanzo gotico, o Gothic novel, raggiunse il suo apice nel 1794 con la pubblicazione de "I Misteri di Udolpho" di Ann Radcliffe (1764-1823), già famosa per romanzi gotici come I Castelli di Athlin e Dunbayne e La Foresta Perigliosa, ed in seguito con L'Italiano. Poco si sa della Radcliffe, in gran parte raccontatoci dai resoconti del marito William Radcliffe e dal romanziere storico Walter Scott, che ne parla in toni a dir poco entusiastici. Questo ha reso l'alone di mistero ancora più interessante sia agli occhi dei lettori contemporanei (il libro andrò letteralmente a ruba), sia al lettore moderno.
"I Misteri di Udolpho" presenta tutto ciò che caratterizza il romanzo gotico per eccellenza: l'ambientazione in un Paese cattolico (visto come barbarico per gli orrendi crimini religiosi commessi nel corso dei secoli, per i pregiudizi contro il protestantesimo e in netta opposizione al classicismo), un edificio medioevale o comunque gotico come il castello di Udolpho, un senso di mistero che pervade nei punti cruciali del romanzo, una generale superstizione espressa dai personaggi e una serie di avvenimenti considerati soprannaturali. La caratteristica forse più personale dello scritto della Radcliffe è che tutto ciò che sembra essere soprannaturale trova infine una spiegazione logica e razionale, conferendo a romanzo un fondo di realismo.
Al centro della vicenda c'è Emily St Aubert, tipica eroina gotica e stereotipo del personaggio buono tardo settecentesco, sensibile (anche troppo), vittima della situazioni in cui arriva a trovarsi dopo la morte del padre, ma soprattutto estremamente ingenua. Le reazioni della eroina del romanzo sono esagerate, sia nei suoi rapporti col valoroso Valancourt, che durante tutto ciò che concerne la sua permanenza al castello di Udolpho, situato negli Appennini, fra la Toscana e il territorio della Repubblica di Venezia. Dall'altra parte c'è il perfido Montoni, il prototipo del cattivo, un individuo crudele e ingannatore dall'anima nera ed irrimediabilmente spietata, e la sua cricca di loschi masnadieri: lo scaltro Cavigni, il violento Verezzi, l'ottuso Bertolini, il losco Orsino, il disperato nemico Conte di Morano.
Il romanzo è frutto del suo tempo: descrizioni dei paesaggi forse un po' troppo lunghe e presenti, il diletto che gli stessi paesaggi procurano ai personaggi sono un po' troppo esagerati, così come sono esagerate le reazioni dei personaggi (Emily piange almeno un centinaio di volte per tutta la durata del romanzo). Gli anacronismi non mancano, come ad esempio lo strafalcione che parla del Duomo di Milano ancora in costruzione (in realtà già completato nel 1584, anno in cui si svolge il romanzo) oppure il riferimento ai condottieri, o capitani di ventura, attivi perlopiù nei secoli XIV e XV che non nel XVI secolo. Più oltre, le innumerevoli citazioni di versi di autori come Shakespeare e Milton o altri non identificabili e a noi ora sconosciuti, o i sonetti composti e inseriti nel romanzo dalla stessa Radcliffe, appesantiscono la scorrevolezza del racconto.
Nonostante tutto ciò, l'opera è notevole se non addirittura magistrale: oltre ad una trama accattivante e le descrizioni misteriose, vi sono soprattutto tecniche narrative esterne (personaggi, ambientazioni, situazioni) sapientemente mischiate ad alcune interne (sentimenti, pensieri ed emozioni dei personaggi stessi), creando ottimi stimoli di immaginazione nel lettore.
Alcune domande "tormentano", per così dire, il lettore dall'inizio alla fine: che fine ha fatto la signora Laurentini? In nome di Dio, che cosa nasconde di tanto orribile il famigerato velo nero? Quali misteri si nascondono dietro alla storia della marchesa di Villeroi? Da dove proviene la musica fantasma che si ode di notte nei boschi della Linguadoca? La grande maestria della Radcliffe sta nel tenere con il fiato sospeso il lettore fino alle ultime pagine del libro, rivelando tutto in modo geniale e con uno scioglimento deliziosamente raccontato.
Udolpho sarà in seguito citato da molti scrittori come Henry James, Herman Melville, Dostoevskij e grande influenza ebbe su Jane Austen ne "L'Abbazia di Northanger". Ebbe perciò un impatto significativo sulla letteratura del XIX secolo, più di quanto non si pensi al giorno d'oggi. Nel suo genere, "I Misteri di Udolpho" è stato un autentico colpo di genio.
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