"The guitar guy played real good feedback, and super sounding riffs..."

I Sonic Youth non finiranno mai di stupire. Dopo il deludente "Experimental Jet Set, Trash & No Star" tutti li vedevano senza idee, ormai allo sbando... E invece nel '95, dopo aver partecipato al festival itinerante LOOLAPALOOZA, i nostri pubblicano un nuovo album, "Washing Machine", dove rimettono di nuovo tutto in discussione, ritornando a sperimentare nuove sonorità. Certo, ci sono le dissonanze e le cavalcate chitarristiche che hanno reso "Daydream Nation" e "Sister" dei capolavori, ma anche delle novità, come la pacata "Unwind", il pezzo più lento composto fino ad allora da Moore & co.
Il resto del disco non è da meno. Ci si imbatte, man mano che prosegue l'ascolto, in perle come "Becuz", "Skiptracer", fino a "The Diamond Sea ", che oltre a concludere l'album ne è anche il vero capolavoro: 20 sconcertanti minuti, dove i nostri ci accompagnano lentamente verso il baratro, verso l'inferno, quel "rumore" che solo loro sanno fare così bene...

Insomma, "Washing Machine" è la conferma che il genio del gruppo newyorkese è tutt'altro che appannato: negli anni successivi, infatti, usciranno ottimi album come "A Thousand Leaves" e "Murray Street", e se l'ultima loro fatica, "Sonic Nurse", sembra avere inaugurato per molti il loro tramonto, poco importa: I Sonic Youth hanno fatto il loro. E lo hanno fatto sicuramente bene.

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