"A World without Time. The Forgotten Legacy of Gödel and Einstein", Palle Yourgrau (U.S.A.) 2005. In Italiano "Un mondo senza tempo. L'eredità dimenticata di Gödel e Einstein", tradotto da Libero Sosio, edito da il Saggiatore (2006-2011)

Volenti o nolenti, fin da piccini, la nostra vita è riempita di metafisica (e diffidate di chi nega di non esserne mai stato influenzato: o mente o se la sta tirando).

Ovviamente può presentarsi sotto vari aspetti: da quegli innocui (tipo le favole che nostra madre ci raccontava per agevolare la nostra rincorsa a Morfeo) a quelli che vengono spacciati come fondamenta della nostra identità culturale (sic!): in mezzo ci si trova un po' di tutto dalla "B" di Berlusconi alla "Z" di Zeus (la "A" ve la sconto io...). Allo stesso modo in questa zuppa mista di "ortaggi" (probabilmente) inesistenti si trovano cose utili o perlomeno, "dilettevolmente", non dannose (non vorremmo mai "sparare" addosso a Virgilio, Andersen, Collodi, Omero, Calvino etc. vero?) ed è cosa molto buona e giusta conservarne la memoria e diffonderne la conoscenza.

Devo dire che fin da piccino le vicende che non si concludevano con un "happy ending" ("e vissero felici e contenti", per intendersi) avevano molta presa su di me così come il provare empatia per i grandi perdenti della letteratura (Ettore è il primo che mi viene in mente). Crescendo la consapevolezza che il mito (pure con la "m" maiuscola, se preferite) prendesse spunto dalla realtà (e spesso pure viceversa) divenne dogma e, in modo ineluttabile, scoprii che gli eroi (e gli "antieroi") esistevano (esistettero e/o esisteranno ancora...) in carne ed ossa e non solo nelle pagine e/o nelle parole della fantasia umana.

Kurt Gödel è uno di quegli eroi, in carne ed ossa, che incarnano la figura del perdente e finiscono in un epilogo amaro.

Così può capitare che, vagabondando in libreria, imbattendosi in un truffaldino (e poi vi spiegherò il perché ho usato questo aggettivo) titolo si trovi tutto questo: una storia di eroi (e i loro nemici) in bilico tra principio di Bivalenza e "Metafisica" sullo sfondo di una delle più grandi battaglie (seppur solo a livello teorico) mai combattute nello spazio e nel tempo (anche se dovrei dire spaziotempo che è la causa della disputa oltre che il modo più corretto di scrivere il concetto).

"Un mondo senza tempo" ricostruisce la "mitologia" (e nel lessico usato nel libro questo termine risulta appropriato)  delle vicende umane e "cerebrali" dei grandi protagonisti dell'esplosione intellettuale (logica, matematica, fisica e filosofica) della prima metà del XX secolo. Pazienza se nel titolo compaiono solo Einstein e Gödel (invero entrambi, più il secondo,  fil-rouge degli avvenimenti) perché  il libro si "muove" in una "sceneggiatura" corale dove ben pochi protagonisti di quegli anni vengono esclusi: così come, dell'epoca, non mancano approfondimenti (accurati) sulle teorie e scoperte scientifiche conseguite.

Sia chiaro che non è un libro facilissimo da leggere (anche se nasce con scopo divulgativo visto che è la versione più "soft" di un precedente saggio che l'autore aveva rivolto al mondo propriamente scientifico) perché non sempre "tira dritto" sugli aspetti più "tecnici" della vicenda (quindi sconsigliato a chi vuole puro "intrattenimento") e se qualcuno si fa "ingannare" dal titolo (come il sottoscritto) aspettandosi  interamente un trattato sulle idee di Gödel a riguardo della teoria della Relatività di Einstein verrà parzialmente deluso (anche se negli ultimi due capitoli la cosa viene approfondita in modo ampio) ma poi ripagato dalla brillante e rapida esplorazione sia umana sia scientifica esposta in modo efficace e pertinente.

"Viviamo in un mondo in cui il novantanove per cento delle cose belle vengono distrutte quando sono ancora in boccio" (K. Gödel)

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