L'introduzione stavolta serve. Non come la paccottiglia sinfonico-orrorifica pacchiana del black sinfonico, non come la manciata di secondi di rumori che a volte le bands che se la tirano parecchio ci propinano. No, è un vero e proprio rito iniziatico, un test d'ingresso. "Se riesci a reggere a questa "Different Suns" potrai continuare ad ascoltarci fino in fondo" sembra dirci la band. I Disease. La batteria ciclica e ipnotica accompagna un liquido riff di chitarra che poi diventa nervoso e distorto ad intermittenza. Un biglietto da visita interessantissimo, figuriamoci il resto.

Quasi un'ora di musica suonata col cuore, sbalzi emotivi assicurati, non tanto dalla voce del cantante, comunque buona considerando che deve snodarsi tra la disperazione dell'hardcore e le harsh vocals passando per passaggi puliti, ma da una base strumentale camaleontica che ha tanto da dire. Consapevoli dei propri mezzi e capaci di racchiudere il tutto in canzoni dalla durata non proibitiva non è da tutti. Avere un batterista fantasioso che senti suonare in un modo in questo istante e quello dopo inserisce qualche tocco che fa rifuggere dalla staticità le canzoni non è da tutti, sfruttarlo men che meno. Vale più di mille parole la parte mediana di "Enter the wave", pezzo più lungo del lotto che miscela stacchi jazz a chitarre scippate al più originale black francese e poco dopo al Wah wah. Ma ecco il growl che già irrompe. Poi quel basso che ricorda tanto il De Farfalla degli storici Opeth dei primi album è sinceramente un punto a favore della band. "For my deliverance" è il pezzo più immediato, col suo lungo e torrenziale assolo e un ritmo che il piede cercherà invano di tenere. La coda melodica della rocciosa "In This Morning" ci conduce malinconicamente verso la cover di "Empty" degli Anathema, di cui non si sentiva il bisogno... solo perchè hanno già trovato una loro grande personalità!!! La cover è in ogni caso in chiave Disease.

Il disco è in download gratuito qui, ma credo proprio che in questo caso l'originale sia d'obbligo. Astri nascenti, date loro una casa discografica!

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