Mi è capitato tra le mani questo lavoro degli Effloresce, un po’ per caso. Non conoscevo il gruppo prima e, come capita spesso quando hai tra le mani un nuovo gruppo metal con una cantante donna, le aspettative non sono altissime. Non perché pensi che il gruppo non ci sappia fare ma perché pensi che possa suonare come qualcosa già sentito mille volte. Le credenziali Prog e il lavoro di Dan Swanö dietro al vetro lasciano qualche speranza ma nulla più. Ascoltiamo.

Si parte con Crib, tappeto di tastiere che in crescendo si porta dietro tutto il resto. Non siamo di fronte a un gruppo che ha fretta. Tutt’altro. Tutto è centellinato e corposo allo stesso tempo. Si capisce di che pasta è fatto il gruppo quando entra la voce di Nicki Weber: un timbro gelido e caldo allo stesso tempo, perfettamente in sintonia con il resto della band. Gli assoli sono ben eseguiti e ispirati, il basso di Sebastian martella e si lascia ascoltare, merce rara. 8 minuti e 12 secondi sono volati via, mentre si ha l’impressione di avere roba buona tra le mani.

Spectre Pt. I (Zorya’s Dawn) si muove con la stessa solennità: altri 2 minuti e mezzo buoni di intro in cui la vena prog del gruppo sembra prendere il sopravvento per poi virare su un metal di ottima fattura in cui si apprezza la doppia cassa di Tobi e in cui il growl di Nicki fa capolino per la prima volta. Quando al settimo minuto Nicki impugna il flauto per accompagnare un arpeggio di Dave si capisce che le carte da giocare in mano a questi cinque ragazzi di Norimberga sono tante e quasi tutte buone. Un’esplosione chiude il pezzo dopo 10 minuti e 25 secondi: per come sono in palla questi Effloresce poteva andarne avanti altri 20 tranquillamente.

Passiamo alla terza traccia del disco dopo quasi 20 minuti che sono volati via. Pavement Canvas si apre con la consueta classe. Il lavoro di Dan Swanö si apprezza enormemente: i suoni sono puliti e avvolgenti allo stesso tempo. La struttura del pezzo è da brividi e ormai lo stile è definito: un metal totale, senza compromessi, in cui si intravede non solo la preparazione tecnica, ma un gusto e un affiatamento non comune. Qui Nicki entra dopo tre minuti, diretta come non mai. L’alternanza della voce pulita e growl dà quasi l’idea della diffrazione della luce attraverso un cristallo. L’ultimo tassello al posto giusto è l’assolo di Dave: perfetto.

Undercoat , gioiellino chitarra e tastiera, che fa da spartiacque tra la prima parte del disco e la seconda. Semplice, essenziale, giusto e un solo di gilmouriana memoria a quadrare il cerchio.

Voltiamo pagina ed entriamo nelle acque (o nelle sabbie?) di Swimming Through Deserts, una ballata quasi labirintica in cui oltre alle liriche al cantato di Nicki e ad un coro particolare, si lascia apprezzare moltissimo il lavoro delle chitarre e del basso fretless per un pezzo di pura melanconica disillusione.

La traccia cinque è appena scivolata via che il growl di Nicki apre le danze a Shuteye Wanderer, l’ultimo brano di 16.29 secondi, forse il più ambizioso. Lascia piacevolmente colpiti la padronanza con cui gli Effloresce dominano momenti di furia cieca a sbocchi di delicata raffinatezza, come a farne il proprio marchio di fabbrica. Nulla da dire. Non si può chiedere di più a un brano compatto e vario allo stesso tempo, quadrato e asimmetrico come pochi.

Se c’era bisogno di una prova di maturità, la prova è stata superata. Bravi. Di brutto.

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