È il nazional-socialismo a funestare quella che si presenta come la prima registrazione demo (su vinile) della band di Macclesfield. Anno di registrazione 1978. La sola copertina, raffigurante un adolescente esplicitamente vestito in tenuta da gioventù Hitleriana intento a percuotere la membrana della propria inconsapevolezza, esprime ciò che il disco cerca di voler imporre in maniera totalizzante.
Un cd che si presenta subito sbiadito, nelle sfumature che scorrono tra un basso colmo di ossessione, ed una chitarra praticamente denudata della sua stessa anima.
Quattro brani:
-WARSAW: la leggenda vuole che questo nome fosse stato scelto da Curtis inizialmente come nome della Band, in onore di David Bowie, particolare che risulta irrilevante all'atto dell'ascolto e dello studio di quello, che per quanto mi riguarda, è uno dei testi più oscuri che mi sia mai capitato di dover interpretare. "350-125 GO!!" Con questa frase, che introduce il pezzo, si rimane attoniti, quasi stupiti dalla freddezza della voce di Curtis. Un ordine, o meglio, l'Ordine. Ecco che cosa si è appena percepito. Questa sequenza numerica, inserita ingegnosamente, consisteva nel numero seriale di matricola assegnato a Rudolph Hess nel carcere in cui scontò l'ergastolo impostogli dal processo di Norimberga. Hess era il più acceso seguace di Hitler, scelto, non a caso, per le sue esplicite tendenze e manie verso il misticismo che tanto affascinavano lo sfortunato Ian. Il sound e la lirica proseguono rigidi, a tempo di marcia, impettiti da un overdrive talmente ruvido, da superare il significato di crunch sino a sminuirlo definitivamente.
-"NO LOVE LOST" aspira ad essere un vero e proprio nesso tra quella che è l'anima dei Joy Division e il loro occulto modo di spingersi oltre il "macabro". Il titolo di questo brano venne scelto e sradicato dal romanzo "La Casa delle Bambole" di Karol Cetinsky, romanzo che influenzò Curtis anche per il definitivo nome della propria band. La schiettezza delle parole di Ian è favolosa: vi appartengono il freddo, l'oscurità e la desolazione del lontano 1945.
-"LEADERS OF MEN" affronta in vece in terza persona la figura del leader, di colui il quale compito consiste nel risollevare una borghesia suicida da un baratro di povertà e frustrazione mediante l'aspirante "Ideale per Vivere". Qui la voce di Curtis sovverte in una melodia accentuatamene stonata, quasi come se intenta in una parodia wagneriana.
-"FAILURES" appare in fine in tutta la sua essenza come la risposta negativa che la registrazione pone l'intento di stimolare. Spezzata a tratti, quasi volutamente incompiuta si afferma nelle vostre membra la certezza che non si può tornare indietro una volta cominciato il viaggio: nessun futuro. Personalmente, ritengo che questa sia una delle molteplici perle che i Joy Division abbiano lasciato. Ricca di fascino come una propaganda, suadente e dispersiva come un comizio. Gelida come la canna di un mitra alla nuca.
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