I Blind Idiot God, i padri del cosiddetto math rock, un genere derivato dall' hardcore seminale per l'avvento di quel post rock ma soprattutto post punk di inizio anni '90, esordiscono nel 1987 con un album omonimo, puramente strumentale, per quella gloriosa SST sfornatrice di capolavori come "Zen Arcade" o "Double Nickels On The Dime", o "Damaged", tanto per citarne un po'. Ed è subito leggenda.
Furia contenuta, cambi di ritmo, stasi e accelerazioni improvvise, ma soprattutto quella carica e quell'energia furibonda che contraddistinguono praticamente ogni brano, quasi a voler liberare tutte le paure, tutte le insicurezze dalle coscienze intimidite dall' avvento imminente di una nuova decade che si preannuncia all' insegna dell'industrializzazione più sfrenata, ne fanno un monumento allo "sfogo", alla "liberazione" . Ma sarebbe un errore arrivare alla conclusione che questo è un album improvvisato, dettato dai sentimenti sopra esposti ; al contrario, il math-rock è esperienza, è mestiere, è calcolo, è un genere dove niente è dato al caso e dove tutto è studiato a puntino in modo quasi maniacale (è math-ematico potremmo dire con un giochino di parole).
Basta ascoltare "Tired Blood" e si capisce appieno ciò che stiamo dicendo: la foga incontrollable dell' hardcore viene invece "controllata", contenuta , incanalata in spazi geometrici che hanno l'effetto di rallentare il ritmo e calmare gli animi ribollenti, così come in "Wide Open Spaces" la voglia di arrivare a quei "selvaggi spazi aperti" è frenata, l'impulso irresistibile si scontra contro invisibili muri sonori, mentre sul finale la composizione si trasforma in marcetta sfrenata ; "Subterranean Flight", dal giro di basso minaccioso, si lancia in una spericolata cavalcata alla 007, prima di venir disintegrata dall'ossessività della batteria e della chitarra, che sembrano voler triturarla come un frullatore. "More Time" è forse il pezzo più accattivante del disco, un crossover che potrebbe star benissimo, se accompagnato da un testo, in una classifica commmerciale.
"Shifting Sand" praticamente inventa i Nirvana e il grunge, almeno tre anni prima la loro nascita, mentre "Dark And Bright" procede attraverso impostazioni funk, le quali però vengono puntualmente massacrate dall' incedere delle dissonanze : il tema è ripetitivo e ciclico ma l'effetto che se ne ricava è comunque disorientante.
Chiudono questo grande capolavoro tre composizioni dub, che riprendono lo stesso tema di base e lo elevano via via ad espressività sempre più alta. Un'espressività che mai ha raggiunto livelli così alti in epoca pre-post rock (se mi si concede questa costruzione linguistica).
Nesuno o quasi nessuno cita più questo disco, ma a volte viene da chiedersi cosa sarebbe stato il rock anni Novanta senza di esso. Molto probabilmente i generi sarebbero stati gli stessi, ma non credo che lo sarebbero stati , ad esempio, i Fugazi (che ne presero ampiamente ispirazione) .
Se amate tutto ciò che, pur non essendone cosciente, è diventato seminale, questo è il disco che fa per voi.
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