I 10 Years sono un gruppo perfettamente sconosciuto in Italia, e mi sembra doveroso dire che è un vero peccato. Il gruppo si è formato nel 1999, a Knoxville, nel Tennessee, e dopo un esordio passato quasi totalmente inosservato, "Into The Half Moon", il gruppo cambia radicalmente sonorità, affidando il canto al superdotato Jesse Hasek. La band si fa risentire 3 anni più tardi, nel 2004, con l'EP "Killing All That Holds You", poi nel 2005, con il loro album di debutto "The Autumn Effect". Si tratta di un lavoro delicato, sognante, piuttosto soft e molto piacevole all'ascolto: personalmente, ho trovato solo poche tracce che mi hanno deluso. Il sound è una specie di rielaborazione dell'Hard Rock dei Chevelle, ma meno incazzati.

Passano altri 3 anni, e nel 2008 la band torna sotto i riflettori con il loro secondo album, "Division", quello che a mio parere, per ora, è il capitolo peggiore della loro discografia. Non che sia un pessimo disco, per carità: le canzoni belle ci sono, ma è troppo ripetitivo e stanco per essere apprezzato.

Due anni dopo, nel 2010, vede la luce il loro terzo lavoro, "Feeding The Wolves", che raggiunge senza fatica i livelli medio-alti di "The Autumn Effect", ma porta qualcosa di nuovo: una presenza maggiore di tracce più tirate, che riescono a coinvolgere l'ascoltatore almeno tanto quanto le canzoni del primo album. E si parla di circa il doppio del secondo album, come livello di coinvolgimento.

Il singolo di lancio è la grintosa Shoot It Out, la canzone più pesante mai scritta dal gruppo, dove la seconda voce svolge un eccellente lavoro di accompagnamento. Devo per forza segnalare il buon lavoro del batterista che, assieme al cantante, sembra il più talentuoso della band. Non che gli altri siano incapaci, per carità, ma non mi sento di definire i due chitarristi come dei talentuosi realizzatori di assoli. Anche il bassista non eccede in tecnica, ma si fa valere. Shoot It Out riassume abbastanza bene l'essenza di quello che è Feeding The Wolves: troveremo, infatti, canto pulito, molta melodia, qualche raro (molto raro) scream, un buon lavoro melodico di sottofondo e un'ottima base ritmica dettata dalla batteria.

Le tracce più tirate sono le prime tre, ossia Shoot It Out, The Wicked Ones e Now Is The Time (Ravenous). Poi nell'album troveremo altre tre tracce non eccezionali, ma comunque interessanti, le tre power-ballad Fix Me, Chasing The Rapture e Dead In The Water (e in quest'ultima sarà di nuovo la batteria a farla da padrona). Le canzoni veramente lente sono solo due, molto poche per una band come i 10 Years, ma questo contribuisce a non rallentare troppo l'atmosfera. Parlo, ovviamente, delle due canzoni One More Day e Don't Fight It, rispettivamente in posizione 4° e 8°. Entrambe presentano melodie molto tranquille e cantilenanti; qui è la superba voce di Jesse Hasek a salvare la situazione, unita al suo talento nello scrivere testi semplici e allo stesso tempo veramente efficaci. Entrambe sono riuscite molto bene, anche se secondo me One More Day è un gradino sopra.

Giunti alla fine, troviamo una specie di incrocio tra una canzone tirata e una power-ballad, la breve ma d'impatto Waking Up The Ghost, e un epico e convincente brano di chiusura, la lunga Fade Into (The Ocean), la traccia più variabile del disco. Se poi vogliamo anche dare uno sguardo alle tracce bonus, non troveremo niente di spettacolare: dalla banale Running In Place alla stanca e monotona ballad Silhouette Of A Life, e l'ipnotica ma un po' ripetitiva I Blame You.

Ebbene, tirando le somme, questo disco è un lavoro che funziona su quasi tutti gli aspetti; peccato per il piccolo calo che troviamo nelle tracce bonus. Non aspettatevi nulla di eccessivamente geniale o rivoluzionario, ma il suo onesto 7 su 10 se lo guadagna senza fatica. Adatto a chi si aspetta una manciata di buone canzoni con cui trascorrere una quarantina minuti. Lo consiglio agli amanti dei Breaking Benjamin e dei Chevelle, che con "Feeding The Wolves" troveranno pane per i loro denti.

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