Carissimi De-FankazzPostFrikkettDeBaseriani,

Non so se vi è mai capitato di attraversare un periodo nella vostra esistenza in cui avete cambiato stile di vita, quasi naturalmente, quasi senza nemmeno pensarci davvero più di tanto, realizzando che l'unico modo di vivere e reagire ad eventi che descrivevano tagli netti nell'anima fosse cazzeggiare follemente e senza sosta. E così dimenticarvi di tutte le vostre forze se non per impegnarle a far lunghe improponibili passeggiate, fumare amaramente prima e convintamene poi qualche spinello, coglioneggiare con le sbarbine e cose del genere.

Lo so, a voi non interesserà troppo ma io psicolabile in quell'anno e mezzo di disorientamento, alla ricerca di me stesso e del perché di un'esistenza non propriamente serena, mi svegliavo tutte le mattine o quasi, cazzone barbuto e nel pieno delle mie forze di cazzeggiatore ad arte, con le note di "Dreadlock Holiday".

Fino ad allora non sapevo nemmeno chi fossero i 10CC - originali e irriverenti nel loro nome (10cc sono il quantitativo medio di un eiaculato) - ma il reggae festaiolo e spensierato di questa hit mi rapirono letteralmente. E sognavo di viaggiare con loro, lontano, strafottente come la loro musica : una mistura fine di pop-rock stragodibile ed elegante con influenze che spaziano leggere dal blues al funky al reggae al jazz.

Idealmente 'Bloody Tourists', infatti, è proprio un viaggio dolce che si articola dal punto di vista compositivo e lirico su due piani: un primo puramente fisico, intento a descrivere colori, suoni, groove di mete esotiche e non; un secondo molto più intimo, quasi un sussurrare per non disturbare per raccontarci dei più disparati aspetti che l'uomo assapora, proprio come uno squinternato turista impreparato, nel suo personale viaggio all'interno dell'universo che più di tutti fa sanguinare: quello dell'amore. Entrambe le dimensioni trovano la loro giusta e calibrata definizione musicale, sempre misurata e perfettamente calzante col contesto lirico sviluppato.

E allora via! Partiamo per la Jamaica sulle ali di quella sorta di solare peana reggae-poppettaro che è "Dreadlock Holiday", per poi essere subito deliziati dal lentone strappalacrime di "For You and I", che melanconicamente ci proietta tristi tristi nelle insidie e nei problemi di un coinvolgimento emotivo (On a one way street/ We can't control our feet/ We're on the road to ruin/ Don't know what we're doin'), mentre la successiva scoppiettante "Take These Chains" subito ci rincuora, mostrandoci il lato positivo dell'amore, quello per il quale esclami, miracolosamente avvolto nel miele "Paradise with you is twice as nice". "Shock on the Tube (Don't Want Love)", rock steady immediato e di impatto, ci catapulta prepotentemente in metropolitana dove si sa certe cose proprio non succedono mai. Ed è un peccato! (The carriage was spinning/ We were up on the floor/ She was whirling like a dervish/ I was whirling like a fool). La successiva "Last Night", boogie-rock arioso e ruffiano nel suo refrain che ammicca sinuoso e malandrino, rafforza il concetto insistendo sulla bellezza di un piacevole rapporto sessuale (con la squinzia di turno? Da cui one-night-stand).

E dolcemente si scivola nella funkeggiante, pomposa e a tratti spudoratamente disco "Anonymous Alcoholic" che descrive la delusione di un amore rincuorato da una bella sbronza con finale tragicomico mentre il romanticismo e la tristezza di "Reds in My Bed" istupidiscono per la semplicità della sua bellezza lirica e melodica (We could meet at the zoo where the tiger roams/ In a prison of steel/ He reminds me so much of the way I feel). E il viaggio continua piacevole emozionando ogni volta come la prima volta : e ci ricorda dell'importanza di sentirsi anche solo per telefono, e sfogarsi, raccontare e, perché no, raccontarsi ("Life Line" in cui è emblematico è il verso "Telephone line's a life line"), si spinge fino alla ipertecnologica, fiammeggiante, disorientante Tokio (l'eterea "Tokio") e giù giù fino al caos di della scoppiettante filastrocca pop di "From Rochedale to Ocho Rios", in cui magari è facile imbattersi in qualche vagabondo ("Old Mister Time", sicuramente la traccia più evocativa, più immaginifica), passando per l'ennesima brillante sfuriata lasciva nel sesso del pop rock di "Everything You Wanted To Know About!!!".

Lo so, forse sono stato per l'ennesima volta esagerato, ed è per questo che lascio a voi il commento di questa proposta, nella speranza che ogni volta ne avrete voglia possiate rifugiarvi anche voi in queste righe, nella musica raffinata di questo LP dei 10CC: ogniqualvolta vi sentite un po' giù, siete alla ricerca di dolcezza, di qualcosa che possa darvi emozioni sincere o anche semplicemente sentite il bisogno di spensieratezza.

Sinceramente nostalgico, vostro Fenni.

See Ya!

Carico i commenti...  con calma