Nel calderone del rock inglese anni settanta meritano un posto particolare i 10cc, alfieri di una musica di facile ascolto, che rivaluta la forma canzone e che fa spesso dell’ironia e dell’eclettismo le sue armi deliziosamente vincenti. Ovviamente non si può parlare di progressive in senso stretto, mancando molti degli elementi caratteristici di quel tipo di musica, ma un gruppo fiorito negli anni ‘70 non poteva ignorare certo quello che succedeva all’epoca.
I 10cc sono un gruppo con una lunga storia alle spalle. Il primo hit di Graham Gouldman (uno dei quattro componenti fondatori del gruppo) è For your love, portato al successo dagli Yardbirds. Quindi il gruppo, col nome di Hotlegs, aveva riscosso un inaspettato e planetario successo con Neanderthal man, che conteneva, in nuce, alcune caratteristiche dello stile proprio dei 10cc. Gli album di cui ci occupiamo (The original soundtrack del 1975 e How dare you del 1977) furono pubblicati dopo una sequela di hit da classifica (che ebbero successo soprattutto in Inghilterra). In questi brani i 10cc si segnalano per un pop ironico, a volte ferocemente sarcastico, che in genere trova le sue dimensioni naturali in una canzone di tre-quattro minuti e che ricorda, spesso, il songwriting dei Beatles dell’ultimo periodo. The original soundtrack è, rispetto alla produzione precedente, un deciso passo in avanti, dal punto di vista compositivo, degli arrangiamenti e dei testi. L’ironia è presente già nel titolo perché il disco non è la colonna sonora di un film. Il titolo è riferito, piuttosto, al brano conclusivo, The film of my love, che nel suo voluto e sfrenato kitsch attinge le vette dell’orribile sublime. Sembra di vedere, ascoltando il brano in questione, le immagini perbeniste della perfetta famigliola anglo/americana (personalmente riascoltando in questi giorni il pezzo mi è balenata l’immagine di George W. Bush, della sua consorte e della prole). Ma naturalmente nel disco c’è dell’altro: il divertissment di Life is a minestrone, con “sugose” citazioni gastronomiche ( a ben rifletterci la musica dei 10cc in questi due ispirati dischi è un delizioso minestrone): “….la vita è un minestrone, servito con saporite spezie, la morte è una lasagna fredda”, The second sitting for the last supper, un episodio più mosso ed accattivante (con un testo che non sarebbe piaciuto a Comunione e Liberazione), la celeberrima I’m not in love, una canzone dall’andamento romantico con un testo che è uno sberleffo verso tutti i luoghi comuni delle liriche amorose (questo brano, potenza dell’industria che macina tutto, è comunque regolarmente inserito nelle compilation delle canzoni d’amore). Da notare in questa canzone una produzione particolarmente raffinata e per l’epoca senz’altro innovativa. C’è pure una suite One night in Paris, una sorta di piccola opera rock in stile vagamente vaudeville, che ci sembra meno memorabile rispetto ad altri episodi del disco. L’album successivo, l’ultimo con la formazione originale (Eric Stewart, Kevin Godley e Lol Creme più il citato Gouldman), accentua gli aspetti ironici, volutamente grotteschi di musica e testi. Da notare che tutti e quattro i musicisti fornivano un contributo creativo alla composizione dei brani e che per questo all’epoca la stampa specializzata aveva paragonato i 10cc a uno storico quartetto di Liverpool… Si va dall’irrefrenabile egocentrismo di stampo quasi renziano di I wanna rule the world, che esprime una geometrica, ridicola e preoccupante allo stesso tempo volontà di potenza di personalità disturbate, al feticismo di Iceberg (“…sono innamorato di un iceberg….”), alle melensaggini amorose di Don’t hang up, ideale continuazione delle svenevolezze e delle smancerie amorose di The film of my love.
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