Dopo una meritata pausa e un lungo tour per la promozione dei due album precedenti, i 12 Stones ritornano con un nuovo lavoro: "Anthem for the underdog". Il disco è stato influenzato dalla tragedia dell'uragano Katrina, che ha colpito la Louisiana, terra d'origine della band. I nostri hanno dichiarato "di sentirsi diseredati dall'industria musicale". Da qui il titolo dell'album.
Le chitarre nu-metal, i pezzi adrenalinici e veloci, la voce del singer "Paul McCcoy" che alternava parti melodiche ad altre urlate. Chi si aspettava tutto questo rimarrà di certo deluso. La potenza e l'aggressività che caratterizzavano i due album precedenti, lascia il posto ad un'atmosfera più intimista, malinconica e riflessiva, in cui a dominare è la melodia e non più le chitarre forsennate. È proprio qui sta la forza di questo lavoro, che per alcuni potrebbe essere troppo lento ma che in realtà scorre via senza mai annoiare l'ascoltatore. Si parte con "Anthem For The Underdog", pezzo abbastanza potente ma non entusiasmante a differenza della successiva "Lie To Me", primo singolo estratto. Canzone bellissima, classica ballata rock che ti rimane in mente e che non smetti di cantare. McCoy canta con straordinaria intensità e lo si può sentire anche in "Broken Road", che è a mio avviso la perla del disco, uno dei pezzi più belli mai scritti dai 12 Stones. Trascinante e malinconico con un arpeggio iniziale che ammalia l'ascoltatore; gli acuti di McCoy, che ritroviamo anche in altri brani dell'album, sono da brividi e mettono in evidenze tutto il suo talento. Si passa poi ad "Adrenalina", finalmente un pezzo hard, da ballare, ma che somiglia in maniera impressionante ad una canzone dei Nickelback. Altra ballata stupenda ed emozionante, è la dolcissima e romantica "It Was You" che sa tanto di telefilm americano e che, pur nella sua semplicità, non si riesce a non apprezzare: strappalacrime. L'ottima "This Dark Day" è il pezzo più dark e cupo dell'album ma anche qui un attento ascoltatore non può non notare l'incredibile somiglianza con lo stile degli Staind. "World So Cold" riprende il saund oscuro del brano precedente, mentre "Arms Of A Stranger" è un classico pezzo in stile 12 Stones, potente e melodico allo stesso tempo. "Hey Love", pezzo dalle sonorità rock più classiche, si fa notare per il bel assolo di chitarra che si sovrappone all'ottima batteria. Si chiude con l'aggressiva "Games You Play" e con la versione acustica di "Lie To Me".
In definitiva un buon album, con un sound tipicamente post-grunge. Nulla di nuovo insomma e poca originalità direbbe qualcuno. I nostri avrebbero potuto insistere maggiormente su riff e soli perché quando ci provano dimostrano di avere capacità. Tuttavia consiglio agli amanti del rock di ascoltare questo lavoro perché contiene alcuni pezzi che meritano. In oltre tutti i brani sono interpretati da McCoy in maniera magistrale. Molto bravo anche il chitarrista Eric Weaver con suoi arpeggi eccellenti. Gli altri componenti della band, il nuovo chitarrista Justin Remer e il bassista DJ Stange si integrano bene anche se un cenno particolare merita a mio avviso il bravissimo e sempre impeccabile e preciso Aaron Gainer alla batteria. I 12 Stones hanno talento ed in Italia come al solito nessuno ne parla. Si da troppo spazio a band affermate, anche quando propongono un lavoro mediocre (vedi l'ultimo album dei Korn) Se siete stanchi della solita estate a base di "dance" e "pop fasullo" che vi perseguita, se non ne potete più di p.r. che vi invitano nelle disco ad (ascoltare) il DJ del momento, allora questo disco fa al caso vostro. Un po' di sano rock moderno per pulirvi le orecchie dall'inquinamento "acustico" estivo.
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