Nero.

Nero come i deliri visionari dei Joy Division. O come l'inchiostro (mai simpatico) del fu Nick Cave. Oppure come le copertine di certe registrazioni americane intrise in ogni soffio di cupa disillusione, di quella tipica che ti viene con l'età e gli affanni.

Tradizione vuole dire qualcosa di fermo, irremovibile. I 16 Horse la rileggono, e oltre ai soliti Gun Club e Bad Seeds si sentono echi di Gene Clark e Gram Parsons, ma anche di Django o Clint Eastwood, insomma di quel country un po' epico e un po' maledetto, bagnato con l'acqua (poco) santa di una voce luciferina - David Eugene Edwards un mendicante che sfiora a turno Jeffrey Lee Pierce e persino Mark Hollis - zeppa di blues fino al collo. Tradizione vuol dire anche raccontare delle storie, e in effetti questo disco è quasi un concept tanto è omogeneo, pieno di riferimenti che legano le varie stazioni attraverso cui si snoda il viaggio. Lo schiavo distrutto dalla fatica che una mattina trova la libertà di un cavallo ("grigio come il cielo su in alto") ed è costretto alla fuga attraverso gli orizzonti più lontani. E poi fermarsi, pensare al passato o al futuro, e pensare che c'è un dio lassù, deve starci per forza. O più prosaicamente una donna che un tempo c'era e adesso non c'è più, o lasciarsi andare all'euforia di una ragazza che balla attorno al fuoco la sera, ritmo di banjo e violini in festa. Ma non c'è pace, i sogni tornano e tormentano, fino alla fine attraverso tutti i peccati.

Sarebbe impossibile descrivere compiutamente la pienezza dei riferimenti, la potenza evocativa degli strumenti e degli arrangiamenti impiegati qui, violini, violoncelli, contrabbassi, banjo oltre alle solite chitarre e pianoforti. La densità dei testi, spesso anche incomprensibili a prima vista, è data anche dalle fonti: quasi la metà delle canzoni sono traditional, un'altra buona parte delle riletture spesso coraggiose (Hank Williams). Non c'è un pezzo che si faccia ricordare sopra qualche altro, non c'è singolo spaccaclassifiche ovviamente, qui siamo come davanti a un libro di Guthrie o un film di Leone d'annata (Sinnerman). Outlaw Song, Alone and Forsaken, Hutterite Mile splendono di una luce nera e dolorosa, segnando il passo per i 16 Horse che da qui non torneranno più indietro.

Non per tutti, ma certo scritto per più persone di quanto si pensi.

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