I 2b3 sono un gruppo dislocato tra Novara e Milano che fa il suo esordio sulla scena punk rock (con influssi che puntano nell'hardcore melodico di fine anni '90 e nell'emo(core?) di questi ultimi anni) con un EP dal titolo "Fuori da Cosa".

Al primo ascolto di questo EP, registrato e mixato con risultati più che discreti, la sensazione è che la prima traccia (Nonsense) trasmetta qualcosa in più rispetto alle altre. Il cantato in inglese rende molto scorrevole l'ascolto, e strofe e ritornello sono ben amalgamati da una linea melodica accattivante. Le chitarre si mescolano tra palm-muting e ottave ben riusciti e la variazione a metà canzone, con assolo di basso iniziale, spezza bene il ritmo. Il testo è abbastanza semplice ma geniale nel voler rappresentare ironicamente come spesso i gruppi nostrani abusino dell'inglese per poter permettersi il mezzuccio di usare frasi senza molto senso (da qui, credo, il titolo). Sarà forse anche per questo che le restanti 3 tracce siano in italiano. Come anticipavo, finito il primo ascolto, l'impulso sarebbe quello di tornare a Nonsense e mettere in secondo piano le restanti canzoni, ma sarebbe un grave errore. I testi in italiano infatti sono abbastanza complessi e il tema ricorrente è quello della libertà o tensione (vana?) al suo raggiungimento. "Dipingimi libero" è emblematica in questo senso ("dipingimi libero/capace di credere di non volare/ma libero/di essere libero"), in quanto si descrive un vuoto interiore e il desiderio di uscire dalla routine della vita di tutti i giorni, dai nostri echi "indotti dall'esterno" di autonomia e libertà per cercare qualcosa di più vero e personale. "Anche Qualcosa che non c'è" (...e la rincorsa è senza fine/verso qualcosa/qualcosa che non c'è) e "Dietro a maschere", forse il testo più maturo, spiegano bene quest'ansia di voler cercare un proprio spazio, senza però cercare di costruirsi false maschere dove poter fingere di essere riusciti a essere fuori, fuori dalla società, dagli schemi, dalla quotidianità...

Il messaggio finale che si coglie è una sorta di pessimismo razionale e ragionato, che spiega come sia ipocrita credersi al di sopra o solo al di fuori della massa ma come sia indispensabile correre continuamente per non lasciarsi imprigionare. Di contorno a tutto questo c'è una musica veloce e meditata, alternata da pause di assoli di basso o chitarra, con suonati e ritmi che ricordano molto la scena californiana targata Offspring, Pennywise e quella italiana dei SunEatsHours.

Conclusione è che questi ragazzi hanno cominciato una strada davvero in salita, dove emergere tra migliaia di gruppi punk è davvero cosa ardua, ma con un po' di miglioramenti e maggiore consapevolezza nel cercare un suono personale avranno già scavalcato gran parte dei "classici" gruppetti.

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