I Loose sono una di quelle realtà che meglio ha saputo tradurre in musica dei veri e propri viaggi intergalattici della mente. Nei primi anni '90 questi ragazzi olandesi decidono di creare un impasto stilistico non indifferente, utilizzando musica già ben affermata nel rock, come il progressive e lo space (quindi anche la psichedelia), assieme ad uno stile nato qualche anno prima del loro esordio, lo stoner rock. Durante la loro parabola artistica, l'amalgama che hanno creato non risente particolarmente del peso dei contributi sopra citati quanto della loro maturazione compositiva.
1994, anno dell'LP che apre la carriera. Il sound è ancora acerbo ed agro, ma comunque deciso nell'intento, ovvero di drogare la mente e lanciarla lungo un viaggio siderale. Una volta messo su il disco, il suo approccio può risultare deludente e fuorviante per chi legge, ma in realtà nulla è fuori posto.
Si inizia con Zandbak. Che è? Non è un pianeta nè una stella lontana. Niente di simile. Significa sabbiera in olandese, e vedo già l'analogia: il deserto inaugurato un paio di anni prima dai Kyuss sarà la partenza per quell'infinito fluttuare nel misterioso universo, in cui, fidatevi, i Loose hanno mostrato di poter accompagnare. Un'opener dai suoni abrasivi, di chiaro stampo heavy sta ad indicare la partenza.
Lungo il percorso, il disco si evolve così mostrando il loro caratteristico stile, ed una sola parola basta per esprimere il concetto: psichedelia, la parola in cui casca contemporaneamente lo stoned-stoner e lo space che padroneggiano per tutta la durata dell'ascolto. Delle selvagge ed ondeggianti jam, così come momenti di trance e distensione mentale sono tra ciò che si trova nel disco (quasi del tutto strumentale). purtroppo non è ancora presente la coesione e la consistenza propria delle loro caratteristiche digressioni sonore, ma già viene mostrata la forma e la sostanza di ciò che attende il loro futuro. Suave ed Elephant Song rappresentano a mio parere il climax dell'opera, quindi se non avete voglia di sorbirvi tutto il disco, "fatevi" quelle.
Partiti con i piedi per terra, nella loro carriera sono riusciti ad evolvere il loro sound in qualcosa di estremamente dilatato, amplificatore dei sensi. basta il buio decorato da qualche luce lontana e Liquid (la loro penultima fatica) per portare lo stato mentale laddove solo la droga potrebbe condurre. Questo loro esordio, ancora agganciato a sonorità più tangibili, è certamente rappresentativo e contiene parecchi elementi per dare una buona idea del modus operandi, ma il bello è senza dubbio cronologicamente più in là.
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