Stando così le cose, musicalmente parlando, l'impressione (verrebbe da dire certezza) è quella che i 36 Crazyfist potrebbero sciogliersi e nessuno, diciamo pochissimi per non essere cattivi, se ne accorgerebbe o comunque ne avvertirebbe la mancanza. Meno che mai dopo aver ascoltato il loro nuovo disco, il primo a venire pubblicato dalla Ferret, dopo tre lavori licenziati dalla Roadrunner Records, che li ha scaricati, a seguito di vendite che sono andate proporzionalmente calando con il trascorrere degli anni e rispecchiando (il che è sinonimo di un minimo di giustizia...) il valore qualitativo discendente delle release della band originaria dell'Alaska e poi ricollocatasi a Portland (Oregon).
Dall'analisi delle undici tracce di "The Tide And Its Takers" si evince come sia la confusione mentale a regnare nelle teste dei quattro musicisti, perché quando si smarrisce la propria identità (forse anche in considerazione del fatto che tale identità era stata clonata o mutuata da identità altrui) e non si è in grado di ritrovarla si finisce per comporre brani come quelli qui contenuti, dove si cerca di pescare a destra e a manca pur di piazzare almeno un paio di colpi decenti.
Ma nemmeno così facendo producono qualcosa di significativo e non è sufficiente affidare il mixing al maestro Andy Sneap per risollevare le sorti di un album moribondo. Tra new metal melodico, ballate, hardcore emotivo, screamo, metal-core e pure un po' di thrash (visto che adesso tira), quasi che volessero nascondere il disorientamento dietro una diversità sonora di facciata, che in realtà cela solo molta prevedibilità e una continua ricerca della facile orecchiabilità.
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