Adoro questo gruppo, fregandomene discretamente che il loro southern rock non sappia più di tanto di sudore, di vecchio blues, di polvere e whiskey come nella tradizione più ortodossa e fascinosa del genere. Le due chitarre sono solide e coese, la ritmica bombarda assai anche se senza esagerare, le voci non sono trascendentali ma competenti, le melodie convincenti, i riff ficcanti e divertenti, la produzione perfetta con i suoni rocciosi e insieme limpidi, a coniare ottimo hard rock melodico e con le palle, più ragionato che istintivo ma impeccabile.
Dopo i primi due dischi, i più irruenti di carriera ma anche i più anonimi, in oscillazione fra Lynyrd Skynyrd ed Atlanta Rhythm Section ovvero i capofila rispettivamente dell'anima rude e di quella gentile in questo genere, col terzo lavoro pubblicato all'alba del 1980 il sestetto (due chitarre, due batterie, basso e voce) si emancipa, si focalizza, trova la sua personalità, sfoggiando le prime perle autoctone da infilare nella lucente collana del southern rock.
Sono due le voci soliste ad alternarsi, talvolta ad accoppiarsi dietro ai microfoni: oltre a Donnie Van Zant (secondogenito di famiglia, essendo il primogenito il compianto leader dei Lynyrd ed il terzogenito quello che lo sta tuttora sostituendo in quella band), abbiamo uno dei due chitarristi, a nome Don Barnes, che è frontman a tutti gli effetti interpretando metà del repertorio, col suo timbro teso e accorato, molto poco sudista rispetto alla più strascicata, paciosa e ironica voce del collega.
E' questa alternanza di approccio vocale a donare diversificazione e dinamicità alla proposta 38 Special. Il più rilassato Van Zant alza il tasso southern delle canzoni, il più ombroso Barnes lo abbassa, tendendo a portare la formazione verso lidi quasi AOR. Senza il quasi nel caso del brano di apertura, il quale intitola anche il lavoro ed è firmato da Jim Peterik e Frank Sullivan dei Survivor, quelli di "Eye Of The Tiger". Naturalmente trattasi dell'episodio più accessibile e ruffiano, a suo tempo, manco a dirlo, il loro primo singolo di successo sul mercato americano.
Non è malaccio... ma migliori sono le successive "Stone Cold Believer", con un bell'intermezzo strumentale guidato dal piano elettrico Fender dell'ospite Billy Powell (Lynyrd Skynyrd) nonché "Take Me Through The Night", felpata e sudista grazie alla voce di Van Zant ed alla sorniona slide guitar dell'altro chitarrista Jeff Carlisi.
Forte e convincente la strumentale "Robin Hood" che, coerentemente con il titolo, si apre con una frase di chitarra che rimanda alle antiche trombe araldiche, per poi accogliere la sezione ritmica e mettersi a galoppare alla grande, sviluppando il tema "medievale" dell'incipit tramite tutta una serie di evoluzioni, variazioni, sovrapposizioni e stop&go, coi due chitarristi scatenati nell'armonizzarsi l'un l'altro, facendo cantare i loro strumenti in obbligati gustosi e appaganti. A mio vedere è senz'altro il vertice dell'album, ma non è male neanche la successiva "You Got the Deal", molto lineare ma ugualmente gagliarda nel suo strasentito ma orecchiabilissimo gioco sincopato di accordi di quarta, un poco alla Who.
Il southern rock di questi pistoleri di Jacksonville, Florida, è compatto e canzonettistico. I brani durano tutti dai tre ai cinque minuti, gli assoli poche battute e non c'è spazio per le fughe strumentali, le jam psichedeliche tirate allo spasimo, i gorgheggi e le invocazioni blues a godimento della platea, le improvvisazioni ad estro del momento. Sono partiture e arrangiamenti ben masticati e ficcanti, più o meno pedissequamente riproposti anche in concerto, in antitesi con certi aneliti free form che hanno ispirato grosse e celebri formazioni di questo genere.
Per questa ragione i 38 Special hanno collezionato anche parecchi detrattori fra gli appassionati di rock sudista americano. Per essi, la sintesi tipicamente pop da loro applicata al genere, quel non lasciarsi mai andare, non esagerare mai e badare invece sempre e comunque all'equilibrio ed all'efficacia generale dei pezzi, costituisce motivo di addirittura di paraculaggine, o quantomeno di disinteresse. Non per me, posso dire con certezza: fra le pieghe delle loro disputate accessibilità ed innocuità da bravi ragazzi sudisti, trovo tantissimi esempi di classe ed ispirazione e buon gusto.Carico i commenti... con calma