Ben poche sono le informazioni che ci sono giunte da questo complesso nipponico, ma il singolo ascolto della loro musica basta a farci intuire le potenzialità di una formazione troppo "avanguardista" per riuscire ad ottenere una visibilità per lo meno accettabile, nonostante la loro discografia non si riduca a questo LP davvero sorprendente, tanto oscuro quanto brillante ed innovativo per l'epoca.
La band, capitanata da Kousuke Ichihara, impegnato al sax e al flauto, era quindi completata da Yokota Toshiaki, sempre al sax, da Hiro Yanagita alle tastiere, da Kimio Mitzuani e da Naoi Takao alle chitarre, da Masayoshi Terakawa al basso, da Chito Kawachi alla batteria e da Shigenori Kamiya agli arrangiamenti: Satsujin Juushou (1971 - CBS Sony) segue a ruota libera l'album d'esordio Love Will Make a Better You, improntato principalmente su atmosfere free jazz. Il nome completo e tradotto dell'LP, intitolato 10 Chapters Of Murder, è una sorta di concept album ispirato alle teorie sugli omicidi moderni avanzate dal noto scrittore Colin Wilson, che va per l'appunto ad analizzare la psiche di alcuni tra i più grandi delitti dell'ultimo secolo. Il risultato sarà sconvolgente.
Il disco sorprende per modernità ed originalità, discostandosi completamente da qualsiasi canone musicale dell'epoca: in realtà i 3L erano smaccatamente debitori alle atmosfere "Free Jazz" di Miles Davis, ma in questo caso il risultato è meno sperimentale, più ragionato, ma soprattutto, ponderato in ogni minimo dettaglio. La peculiarità principale di tale lavoro va individuata nella diversificazione delle sonorità: nessuna canzone è uguale all'altra, ogni brano prosegue verso un tema sonoro diverso, basato per l'appunto alla tipologia di "omicidi" da affrontare.
Il tutto spazierà tra toccanti momenti al sax, vocalizzi al limite del delirio e scontri psichedelici tra chitarre e sax, ma l'eterogeneità del sound potrebbe risultare indigesta ai meno curiosi, visto che non troviamo alcun punto di continuità tra un brano e l'altro, nessun appiglio su cui reggerci; ogni canzone si basa su un'esperienza differente, cambiando di genere in genere.
La partenza dell'LP è affidata ad una sorta di introduzione "parlata", dove subentra in maniera prepotente il suono del sax; una melodia soffice anticipa una delirante rappresentazione di un matricidio, passando poi per una brevissima quanto delirante rappresentazione del "massacro di San Valentino", sottolineata da un tema musicale quasi da cabaret, chiusa bruscamente da una sparatoria. Il disco prosegue tra intermezzi jazz, risate deliranti ed intense melodie quasi "fuori posto", per poi giungere alla litania dell'organo di Epilog (Requiem): l'intero disco viene eseguito con una perizia tecnica davvero di primo livello, tra melodie struggenti e momenti maggiormente sperimentali. La domanda allora sorge spontanea: come mai un album simile non ha ottenuto la visibilità che meritava?
Se calcoliamo che in Italia i Museo Rosenbach vennero censurati a causa della celebre copertina con il busto di Hitler, figuriamoci che accoglienza avrebbe potuto ricevere un album che presenta un discorso del duce tra i brani, intitolato per altro Auschwitz no daigyakusatsu (Massacro ad Auschwitz), in Giappone per giunta... inoltre, questa macedonia di stili e generi può certamente mettere in risalto l'abilità dei musicisti, ma allo stesso tempo, renderli indigesti all'ascoltatore medio.
Tirando le somme, 10 Chapters Of Murder non è certo un album per tutti, ma gli ascoltatori più curiosi ed intraprendenti troveranno pane per i propri denti, rendendoci testimoni di uno tra i capitoli più oscuri e raffinati del movimento rock giapponese degli anni 70'.
Ecco la tracklist tradotta in inglese dell'album:
Introduction
Why bad do I kill a mom
St. Valentine's Day Massacre
Chill at foggy night
Hentai man eats girl boiled
Kill the avec in the full moon night
Beautiful Demon poisoning
Lord woman of Great gang in Western
Slaughter at Auschwitz
Epilog (requiem)
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