Poco prima che Brian Eno decidesse di abbandonare in maniera definitiva ogni esibizione live e ponesse gentili ma netti rifiuti ad ogni invito a salire su un palco, accadde una cosa meravigliosa.
Era il 1976 e l'avventura dei Roxy Music per Eno era già finita da qualche anno. Phil Manzanera viveva come frustrante la dimensione "canzone" verso la quale era confluito il gruppo, ormai quasi totalmente sotto le eleganti direttive di Brian Ferry, così tendeva a "esercitare la sua maestria compositivo-esecutiva, in progetti paralleli. Passava con estrema disinvoltura dalla psichedelia canterburiana e avanguardistica dei Quiet Sun al Rock più diretto del suo primo disco solo "Diamond Head", alle collaborazioni con artisti che spaziavano tra vari generi tra cui anche sudamericani.
Dicevamo 1976 quando Manzanera e Eno, attorno ad un tavolo, decisero di intraprendere un breve tour, portando sul palco alcuni brani della carriera solista di entrambi e alcune cover famose rivedute e corrette con nuovi stilemi. Decisero anche che gli arrangiamenti sarebbero stati rock, ma non rock immediato, prediligendo entrambi armonizzazioni che potessero mettere in luce anche le loro capacità esecutive. Una parte della band era già rodata e presa dai dischi di studio, specie quello dei Quiet Sun, così ecco confermare il grandissimo Bill MacCormick al basso (Matching Mole). Poi i due side man che avrebbero dovuto manforte alle parti di tastiere e di chitarra, rispettivamente Francis Monkman, che confluirà poi negli Sky e Lloyd Watson. La scelta più felice fu quella di completare la sezione ritmica con il giovane e promettente Simon Phillips, un mostro di tecnica, rapidità e intelligenza ritmica.
La tournee partì ed ebbe così successo che il gruppo si vide costretto ad allungare, inserendo numerose nuove date e, alla fine, rilasciare un disco live. Questo.
È elettrico l'avvio del concerto e il buio, pian piano, viene saturato dalle note della chitarra di Manzanera, che da sola introduce la serata con il riff di "Lagrima", pochi minuti e arriva la beatlesiana "Tomorrow Never Now" in una psichedelica e tirata versione, arricchita da un ritmo rockeggiante e resa particolare dalla voce di Brian Eno, ben diversa da quella di Lennon. Il finale trascinante porta al brano gioiello del disco: un'impressionante "East of Asteroid" dove la sezione ritmica dà sfoggio di tecnica e qualità fuori dal comune, nel segnare il tempo al lungo assolo di Manzanera. Seguono "Rongwrong" dei Quiet Sun anche qui nettamente diversa dall'originale per la diversa voce di Eno rispetto a Hayward, ma anche per il diverso approccio dato dalla band durante l'esecuzione. Poi due brani della discografia di Eno "Sombre Reptiles" una sorta di fusion jazz-psichedelico e "Baby's On Fire", forte e trasognata. "Diamond Head" di Manzanera è molto fedele all'originale, lasciando intatta l'atmosfera elettrico-notturna del pezzo in studio. "Miss Shapiro", ancora di Eno diventa un rock trascinante che inframmezza al cantato piccole parti strumentali molto indovinate. Verso il finale la seconda cover eseguita "You Really Got Me" dei Kinks, brano coverizzato da decine e decine di artisti, ma direi mai intelligentemente come qui. A chiudere ancora un brano di Eno "Third Uncle" per un finale di concerto dinamico con un muro sonoro impressionante.
Un classico non solo del prog, genere al quale è legato da molte affinità, ma anche del Rock in generale, un disco che non dovrebbe mancare da nessuna discografia. Recentemente ne è uscita una riedizione con un paio di brani in più, ma non sposta di molto il risultato.
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