I 99 Posse li conosciamo un po' tutti  per la loro militanza politica nell'estrema sinistra, i cui principi basilari, talvolta a scopo propagandistico, sono presenti in tutte le sfaccettature possibili nella mezza dozzina di album che hanno prodotto fino al 2001... Sarò anche di parte, nella stesura di questa recensione, ma concedetemelo, perché l'album in questione li vale tutti e 4, i pallini.

"Cerco Tiempo" è allo stesso tempo il meno politicizzato e più introspettivo dei dischi incisi, e possiamo affermare obbiettivamente che i 99 danno il meglio di loro proprio quando slegati da tematiche politiche. E' viva e si fa sentire, poi, la parentela musicale oltre che geografica con gli Almamegretta, indirettamente complici, almeno per quanto riguarda il sound e gli effetti.

Dalle atmosfere cupe e desolate di "Non c'è tempo", al testamento esistenziale di "Pecchè": "Ogni juorno é fà na scelta, si nna faj ta fann fà, ccà niscino maj t'aspetta, curre non te può fermà", dalla spassosa filastrocca anti-sbirro "Fujakka", difficilmente digeribile per chi non condivide, ed unico episodio fortemente politicizzato dell'abum in questione... fino a culminare in 2 piccole perle che meritano un paragrafo a parte...

"Spara" dal titolo che distrattamente potrebbe riportare a qualche aneddoto legato alla malavita, si rivela invece una maestosa testimonianza sugli attualissimi e scottanti temi dell' immigrazione e della tolleranza sociale, e mostra come chiunque, anche il più tollerante, viva la questione in mille contraddizioni con sè stesso. "Balla e piensa" è il capolavoro assoluto, forse, di tutta la loro discografia. Su un sottofondo tribale fatto di bonghi djembè e fisarmoniche si eleva la libidine di un canto anarchico e libertario che culmina nell'espressione: non esistono altre parole per descriverla, è un imponente e deflagrante emozione di quattro minuti...

Gli altri brani, accanto a quelli menzionati, risultano superflui oltre che mero riempitivo, da citare la sperimentale "Gatta mammona" e la nostalgia partigiana di "Avrei voluto conoscervi".

Volevo poi, dedicare due appunti ai più scettici riguardo il disco... ascoltatelo almeno una volta, non dico tutto, semmai i 4-5 brani citati, e liberi da pregiudizi ideal-politici. E' vero che è piuttosto tosta dover affrontare l'ascolto di un brano dell'artista in questione, specie se non se ne accettano i pensieri, ma ricredetevi: i novantanove non sono solo: "viva l'erba, fascio merda, sbirro non rompere", anzi, riescono, a mio parere, a toccare artisticamente vette altissime raramente raggiunte qui in Italia... E vabè con questa piccola parentesi ho finito... alla prossima!

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