BABYLON WAS BUILT ON FIRE
AND THE BONES ARE USELESS MACHINE...
11th Sept 2001
non dimenticherò mai quella data... oltretutto facevo 6 mesi con la mia tipa di allora - mai visti 6 mesi con una tipa... sai che festa!
Bene, è da quella fatidica data che molte bands, ovviamente colpite nel profondo dagli eventi, fanno a gara per denunciare nei loro dischi la poca serietà dell'amministrazione Bush, che ha condotto il mondo intero alla deriva, ad una guerra, quasi nuova crociata, e soprattutto, ha messo a nudo le reali difficoltà, per l'umanità tutta, a vivere nella tolleranza e nella pace... blablabla... abbiamo avuto i Green Day, con "American Idiot"... i Radiohead, e il loro "Hail To The Thief"... persino Alice Cooper, che si schiera con Kerry e denunzia le scempiaggini repubblicane ai suoi concerti... blablabla... ma chi di loro intanto, ha rinunciato ai fasti del rock, eh?!
Chi ha rinunciato alle belle macchine, alle puttane, alle suite da 3000 $ a notte, dimostrando di avere capito fino in fondo la lezione??
No, perché, sapete io sento, a ragione, puzza di marketing anche in questo frangente, benché così delicato... Bush di qua Bush di là... ma intanto nessuno rinuncia al Rolex, né al 156° modello di Lespaul per la collezione personale... l'ipocrisia rasenta il grottesco, soprattutto se pensiamo a certi esempi di casa nostra.
In siffatto marasma di molteplici ed inconciliabili prese di posizioni, in questo freddo oceano di pretese sempre più pressanti e di contraddizioni assolutamente insanabili, lassù, sulla punta di un monolitico costone di ghiaccio staccatosi dall'indifferenza generale, ci sono loro, i SILVER MT ZION, eremiti del suono.
Così giovani eppur già esperti e disillusi a sufficienza da infarcire qualsiasi melodia esca dai loro strumenti di un'indimenticabile vena di cinismo e passione, e perché no, anche un pizzico di arroganza nei confronti della succitata comunità musicale, che ha portato il loro chitarrista Efrim (già con Godspeed You! Black Emperor, Set Fire To Flames, etc.) ad uno scambio verbale al fulmicotone con i Radiohead stessi, riguardo alle solite dispute... il che alla fine ci sta... ma non divaghiamo troppo.
-l' aspetto anti-capitalistico della proposta: packaging antiplastica, glorioso, fatto di cartoncino ripiegato, pesantissime allusioni allo strapotere mediatico degli USA, tanto nelle artwork - notare il retro: in una scatola di sigari americani raffigurante una montagna, il titolo del prodotto è stato cancellato, tranne le due parole "our" e "land"... - quanto ...nelle parti vocali!!! Si, perché a differenza dei GY!BE, qua Efrim canta anche, anzi cantano tutti... e con quale intensità!
- suite lunghe e dense di soluzioni sonore; il disco consta di 4 brani della lunghezza media di 12-15 minuti.
- chitarre a tratti soffusamente folk, a tratti incredibilmente lanciate nel cosmo più profondo, con quella tipica attitudine alla tristezza che solo loro riescono a creare; violini, archi, percussioni e droni vari si susseguono, laceranti, e avviluppano l'ascoltatore in un'atmosfera onirica satura di forti sensazioni...
-l'aura di mistero, di riservatezza, di effettivo scazzo, che il gruppo mantiene dall'inizio... poche interviste, pochi concerti, poche merdate...
E a chi chiede che razza di musica è questa, basta rispondere di rileggersi il titolo dell'album... dopodiché non resta che interrogarsi sul destino di noi tutti.
IT WILL NOT BE A TENDER FIRE UPON YOUR POSTCARD MOUNTAINS
NO GOLDEN CHILDREN WILL WRITE HYMNS ABOUT
THE SLOW DEFEAT OF YOUR RECKLESS DESTINY...
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