Doveva intitolarsi Uriah Heep - Gypsy.

Ma poi avrei fatto un torto sia agli Uriah Heep che alla regina gitana che a David Copperfield. E per magia quest'ultimo mi avrebbe già fatto sparire.

E allora niente. Ripartiamo.

Qualche anno fa. Arena ex-ippodromo della mia città. Ovvero: spianata abbandonata nei pressi del porto, dove le erbacce stanno guadagnando terreno. Ed è un'avanzata inesorabile. Fino a qualche tempo prima c'erano ancora due porte (senza rete) e si poteva portare un pallone e fare due tiri, tanto per-. Poi le porte sono scomparse, ma al loro posto non sono tornati i cavalli.

Largo. Pista. Fate spazio. C'è da organizzare l'evento socio-cultural-musicale dell'anno, ma anche degli ultimi 10 anni. E se volete, pure dei 10 che li hanno preceduti. Dando per scontato che i posteri non riusciranno a fare di meglio.

La Summer Of Love.

E che nome originale, direbbero i posteri.

In realtà si tratta di un progetto a lungo termine, spalmato su più anni: fra un anno ci sarà una Summer IN Love, fra due anni una Summer FOR Love, fra tre anni una Summer TO Love e così via. Cambia la preposizione, la sostanza rimane la stessa: mega-revival all'insegna del Ròcche anni '60/'70, le starz sono le bandz della zona che hanno fatto la storia - e quale, storia? La storia della zona.

Ma guai – guai - a parlare di revival "nostalgico". Nostalgici saranno gli altri revival, questa è la Summer Of Love. Questa è Woodstock sulla riviera. Musica, amore libero, good vibrations. Nel terzo millennio.

"Sì, ma la vera Summer Of Love non era quella del '67...? Mica la stessa di Woodstock..." "Vabbè, fa lo stesso...poi "Monterey sulla riviera" non suona bene uguale... che ne so…dici Monterey e pensi a Zorro, mica a Janis Joplin".

Appunto.

Allora m’incammino per Woodstock, e se non abitassi nei paraggi come Dylan avrei piuttosto fatto la fine degli Iron Butterfly, che in viaggio per il festival restarono bloccati a New York: imbottigliato nel traffico. E' agosto e siamo sul lungomare, del resto. Solo che la coda non è dovuta alla tre giorni di "peace love & music". E’ per un altro festival, quello del pesce azzurro e dello spaghetto alle vongole.

Penalizzato in partenza dalla concomitanza della vongola, il Woodstock della riviera stenta a decollare. Al mio arrivo, una discreta illuminazione rischiara l'arena. Non c'è il fango come a Woodstock, ma ci sono le zanzare già schierate in assetto da guerra. Nonché una quarantina di sedie in attesa d'essere riempite, e che attenderanno invano. Alle spalle del palco e di un pannello di cartone a fiori a far da scenografia, riposa la roulotte di una famiglia di tedeschi appena arrivata. Hanno scambiato l'arena non recintata per un camping, ma meglio così (si dirà): fa tutto molto hippie, fa tutto molto flower power, fa tutto molto Woodstock. Potrebbero essere gli Amon Düül (II...? No, forse gli I) in qualità di ospiti d'onore del revival. Se non fosse per certi calzettoni ad altezza di ginocchio che, solo a guardarli, fanno sudare e prudere la pelle più delle maglie della Germania a Messico '70.

Entrano in scena gli organizzatori, i presentatori, gli dei ex machina del Peace & Love. Sono in tre. Il primo sembra il Maharishi Yogi reincarnato e appena riemerso dalle acque del Gange. Un coro di Hare Krishna pare accompagnarne l'ingresso. Quando arriva la cover-band dei Beatles, dà fondo a tutta la sua energia spirituale per cercar di pronunciare Don’t Let Me Down con accento smaccatamente british. Fa molto hippie e fa molto George Harrison, gli va riconosciuto. Il secondo ha appena lasciato il set di Dallas: cappellone texano, camicione da cowboy, stivaletto. Questo non fa molto hippie, anzi non lo fa per niente, ma vabbè - tutto fa brodo o, come si dice in Texas, tutto fa petrolio. Il terzo è il vero fiore all’occhiello: un freakettone occhialuto che si dimena in strani gesti sconclusionati. Somiglia a Paul Kantner buonanima al Fillmore West, ed è questo il dramma: a differenza di Paul Kantner buonanima al Fillmore West, pare non abbia assunto nulla.

E poi, il concerto. I peggiori, e forse lo si poteva intuire, sono i Beatles locali - che ad ogni gesto ostentano quel tipico atteggiamento da "non siamo di quelli che vengono qui a cantarvi Help! e Ticket to Ride o Lady Jane o Yesterday, anche perché a dire il vero Lady Jane non dovremmo nemmeno cantarla noi e questo dovreste saperlo'; e preferiscono rivistare pagine meno inflazionate del repertorio dei Liverpooliani, a partire da 'Honey Don't'. Che poi non sarebbe neanche dei Beatles, ma vallo un po' a spiegare alle dieci persone presenti, che di sicuro s'aspettano Help! e Ticket to Ride o... ecco. Sta di fatto che, ascoltando la loro 'Honey Don't' , per tre minuti ho la sensazione che Ringo Starr sia Sinatra.

Per dei Beatles che steccano ci sono degli Stones che azzeccano le scelte in pieno - da 'Around and Around' a 'Honky-Tonk Woman', sulle cui note l'organizzatore cowboy si scatena ai piedi del palco. Ci sono gli Shadows che non sbagliano una virgola - forse perché si tratta di soli strumentali...? - e con l'immancabile 'Apache' infiammano i 6 spettatori rimasti me compreso (gli altri 4 di prima erano gli stessi Shadows nascosti fra il pubblico); ci sono i Dik Dik con 'Dolce di giorno', c'è Mal con 'Pensiero d'amore', ci sono gli U2 con 'Elevation' ma pare siano finiti nell'arena ex-ippodromo della città sbagliata. Il Maharishi Yogi lo fa puntualmente notare, Bono si congeda e gli bacia la testa, scambiandolo per il Dalai Lama.

E infine: la sopresa della serata. Paul Kantner che torna in scena e annuncia l'imminente arrivo di un qualcosa che non si vede mai, di un qualcosa che è veramente raro a vedersi, di un qualcosa che potreste vedere solo alla 'Summer of Love' (ma insomma: si vede o non si vede? Vediamo...): la cover-band di una band mitica, storica, leggendaria, che pochi di voi ricorderanno: gli... Urìa... Hèppp!!! '.

Che per abbassare un po' l'età media portano sul palco un cantante che per certo non era nato, ai tempi degli Uriah Heep. Ma probabilmente non era nato nemmeno suo padre.

Avvolgono 'Gypsy' in un tripudio di falsetti degni dei migliori Pooh periodo-'Parsifal', proseguono con una 'Come Away Melinda' che paradossalmente ricorda più la Belinda di Gianni Morandi che l'originale, chiudono con 'Lady In Black' mentre m'allontano e i vagiti neonatali di Ken Hensley jr. mi rincorrono.

E secondo voi: un anno dopo si sarà tenuta o no, la Summer IN Love?

Beh...

Carico i commenti...  con calma