Benvenuti nel northern soul! Scherzi a parte, questo è l'unico concept album della band britannica ABC che parte proprio da basi tipicamente soul, ispirate al sound Motown, che fece la fortuna del R&B americano negli anni sessanta/settanta.

In questo album, "Alphabet City" (a dopo la spiegazione del titolo) la formula veniva coniugata secondo caratteri più moderni e tipicamente "British", da qui la mia non-del-tutto-azzardata definizione di "Modern Northern Soul" al genere di questo disco, per i comuni mortali senza peli sulla lingua semplicemente pop d'annata. Ripartendo dalle origini, degli originari cinque membri che componevano la band Inglese nel 1982 (l'esordio con "The lexicon of love", aprendo la corrente, assieme ai Duran Duran e ai Culture Club, del "New romantic") ne sono rimasti solo due: il leader e vocalist Martin Fry e Mark White alla chitarra. Grazie alla tecnologia che avanza e un nutrito numero di session men alla Mercury, loro etichetta, due componenti al gruppo sono sufficienti ad arrangiarsi con synth e drum machine. Si tenga presente che il loro quarto disco viene dopo una schiera di grandi successi, che li ha fatti conoscere anche fuori dalla terra di Margaret Thatcher, tra cui "Poison Arrow", "The look of love" e "How to be millionare". Questo album è anche il canto del cigno del tipico sound ABC, fondato su un'intelligente connubio tra elettronico ed acustico, orecchiabile e ballabile, agile e scorrevole, che scomparirà dall'album seguente, "Up", caratterizzato dal sound "House music" allora nascente.

Tornando a "Alphabet city", datato in dettaglio al 1987, bisogna dire che una parte, precisamente i primi due brani, è stata prodotta sotto supervisione di una grande della musica, Nile Rodgers, che ne caratterizzò immediatamente i tratti somatici influendo una carica soul tipica del ex leader degli "Chic", produttore, tra gli altri, di Madonna e David Bowie. Quindi si parte verso una città nuova. All'uscita dell'album venne chiesto a Martin Fry di descrivere Alphabet city in cinque aggettivi; lui disse: soave, cosmopolita, affluente, animata, lucente. In effetti è tutto ciò che si può dedurre dall'album: pulizia negli arrangiamenti, melodie accattivanti, battiti ricchi di vita, timbri particolari, precisione, lucentezza. Un ottimo modo per portare il Motown soul nel futuro. L'opera parte con un intro di un minuto, "Avenue A", che con i suoi rumori e suoni introduce l'ascoltatore nella dimensione urbana. Si segue col primo vero brano, "When Smokey sings", tributo alla carismatica figura di Smokey Robinson, grande interprete di alcuni dei più grandi successi della Motown, affiancatore di gente del calibro di James Brown e Marvin Gaye. Segue poi il singolo di maggiore successo dell'album, la coinvolgente quanto misteriosa "The night you murdered love" , ultimo grande successo della band d'oltre Manica. L'album prosegue con dei pezzi di gran classe: la veloce "Think again" (sempre impostata sulle atmosfere del brano che la precede), la melodica "Rage and the regret" e "Ark-angel", non molto dissimile da "Think again". A seguire viene il terzo singolo dell'album, di discreto successo in Inghilterra, "King without a crown".

L'album conclude con il mid-tempo "Bad blood", la veloce e sofisticata "Jealous lover" e la romantica "One day". In chiusura poi con un outro di un minuto "Avenue Z", che conclude nel silenzio l'opera. Quaranta minuti d'atmosfera, mistero e charme passano veloci come proiettili e rendono piuttosto bene l'idea di "Alphabet city" così come intesa dai creatori, Martin Fry in primis. Siccome recensisco la ristampa in CD aggiungo anche le bonus track. Dopo "Avenue Z" vengono proposti due B-side dei singoli a 45 giri usciti all'epoca per la promozione dell'album. Non si tratta di brani veri e propri quanto di "vetrine": essi cioè descrivono le atmosfere e i suoni cui la band si è confrontata durante il suo viaggio in America. Così per prima troviamo "Minneapolis", una esposizione di tre minuti del sound più tipico della coppia di produttori Terry Lewis e Jimmy Jam, operante appunto a Minneapolis, fatta di drum machine Roland e synth DX-7, tanto popolari nelle loro produzioni (Janet Jackson, SOS band, The Human League, Ralph Tresvant non vi dicono niente?). Poi si passa a una ossessione di Martin Fry, il cantante, il sound house-music (all'epoca molto innovativo) di Chicago, trovato per l'appunto nel pezzo successivo, chiamato senza molta fantasia "Chicago", che presenta quel sound acido e martellante che avrebbe fatto la fortuna della scena dei rave inglesi di lì a poco (Martin Fry fu uno dei partecipanti più importanti del primo rave acid-house nel Regno Unito, presto resi fuorilegge). Finite le "vetrine" si passa a un cut-off dell'album originale, la innocua "24 carat plastic". Chiusura (stavolta definitiva) del disco sono un remix hip-hop di "The night you murdered love", un solo strumentale di "One day" e un remix acid-house di "King without a crown" (Monarchy mix), sicuramente anticipatore della già citata era dei rave britannici che era alle porte (e presto repressa dal governo Thatcher).

In conclusione "Alphabet city" è un bel disco, piuttosto convenzionale per gli standard degli ABC, ma comunque un'opera degna di più ascolti. Le bonus track sono sempre gradite e questa ristampa ne è ricolma, quindi è un motivo in più per acquistare questo CD. Il sound degli ABC cambierà definitivamente (come già detto) dal prossimo album, "Up", ma di questo ve ne parlerò un'altra volta.

Carico i commenti...  con calma