Di gran lunga il miglior disco del 2011 questo nuovo 12'' del misterioso Abdulla Rashim, artista di Stoccolma che sembra poter svolgere un ruolo non indifferente all'interno delle evoluzioni dark-sperimentali a cui la techno sta negli ultimi anni assistendo.
Lo svedese (?) costruisce un percorso aspro e cupo che spazia da ipnotiche e sepolcrali atmosfere voodoo-drone-dark-ambient pervase da tutta una serie di visioni e subdoli dettagli calibrati al millimetro ("Asayita 1") a sincopate decostruzioni ritmiche in 6/4 che non mancano inoltre di richiamare la scienza groovistica del Jeff Mills di Purpose Maker ("Asayita 3") fino a taglienti acidismi e soundscapes che, come spettri, vanno e vengono, seguendo tracciati articolati e dispensando toni quasi mantrici ("Asayita 2").
Appaiono nomi e riferimenti, è anche giusto dare un idea ma, che ci crediate o no, siamo davanti ad un suono originale e non particolarmente semplice da catalogare.
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