Questo fu il primo CD che acquistai, era verso la fine degli anni '80 e di lì a poco avrei comprato anche il lettore laser che ancora non avevo. I compact disc costavano sulle 22.000 lire ma questo lo pagai 15 perché era in offerta.

Già avevo Eureka e Resin in vinile e mi solleticava sverginarmi digitalmente con questa compilation edita dalla Caroline che comprendeva tutti e due i sopramenzionati lavori meno un paio di pezzi, più un pezzo del primo EP stampato dalla Factory. Mi saltò all'occhio nella vaschetta dei dischetti perché necessariamente messo per primo in ordine alfabetico. Fu il primo, ecco tutto.

E così, imperterrito, continuavo a collezionare roba di Los Angeles, inaugurando nuovi supporti musicali, di quella trance californiana che mi ha stregato gli ascolti finora. E tornando al nostro terzetto della west coast non credo che quell'abbecedario faccia mai la fine di quello che conosciamo da favole nostrane di nasi che si allungano. Ce lo teniamo stretto stretto con tutta quell'energia che ad ogni ascolto offre, che ad ogni passaggio stimola, che ad ogni frequentazione ci fa gongolare per la sua immediatezza, che a ogni lasciata è veramente persa.

Ma è sicuro che con Chris Manecke, John Blake & Kevin Dolan non perdiamo la strada, i ragazzi col loro suono pulito e deciso ci offrono un incontro con il rock che rinfranca il dubbio di frequentare balocchi musicali. Rarefazione ritmica, basso imbambolante, ipnotiche spirali chitarristiche, voce distaccata, apparecchiano un gustoso consommé di rock sofisticato ma efficace nella sua limpidezza.

Aloni western morriconiani appaiono come miraggi in mezzo ai cactus e la polvere è la spezia principale. Cinetico è il risultato e cavalcate di dejá vu scorrono su una pellicola invisibile ingarellando l'ascolto. Troviamo nella grezza corsa alla frontiera la raffinatezza nascosta del dolore, distaccata la presentazione della sofferenza cosciente cercata, che si monda automaticamente aiutata dagli zoccoli ferrati che fortunano la diligenza mistica.

E l'ascolto è cruento e pacifico e va a braccetto con lo spirito pionieristico che accetta il cinismo delle situazioni del viaggio. Dinamitarde implosioni rock: "Giù la testa!", direbbe Sergio. Un superbo "spaghetti western" è servito anche qui.

Carico i commenti...  con calma