"Se io faccio qualcosa di sbagliato è perché Dio non mi ha dato la grazia per fare ciò che è giusto. Niente succede senza il suo permesso. Quindi, se questo mondo fa schifo, è colpa sua.."

Ascolto le parole di Ray Tempio (l'ennesimo immenso Christopher Walken), e ripenso ad Harvey Keitel ne "Il Cattivo Tenente", a quel peccatore triste, alla più lurida delle pecorelle smarrite che, trovandosi al cospetto di Dio, altro non ha da offrirgli se non il proprio rancore, il proprio personale "Dio, perché mi hai abbandonato?" ("..STRONZO! ..tu te ne stai lì in silenzio.. credi che faccia tutto io come un coglione.. Dove eri andato? DOVE CAZZO ERI ANDATO?!").

Ray e il Tenente: uomini cattivi e violenti, lasciatisi volontariamente sedurre e corrompere dal peccato, ma che, fino all'ultimo, sembrano non essere in grado di riconoscere la propria esclusiva responsabilità per il male che hanno commesso. È Dio ad averli abbandonati, ad aver permesso che smarrissero la retta via, che corrompessero i loro corpi e le loro anime. Li ha gettati in mezzo all'inferno terrestre, per poi starsene seduto da qualche parte a guardarli affondare, senza muovere un dito.

Uomini cattivi e violenti, ma in cui sopravvive quell'esigenza inconscia, quell'urgenza di "toccare" Dio, di avere una prova della sua esistenza che vada oltre i crocifissi, le storie e le statue dei santi che li circondano nelle loro case. Quel bisogno di un'epifania, di un segno che dia la svolta alle loro esistenze, perché possano davvero credere, perché possano davvero cambiare. E visto che quel segno non arriva, ecco che nel profondo delle loro anime pare covare un desiderio quasi morboso di vedere fino a che punto ci si può spingere nella propria sfida personale a Dio, di scoprire quanto sottile possa essere il confine che separa la vita terrena degli uomini e la dannazione eterna delle anime.

Ma è proprio in questo che sta la differenza tra il personaggio di Keitel e i protagonisti di "The Funeral". Se il Tenente, giunto ormai al punto più basso del proprio Golgotha interiore, assapora una briciola di redenzione attraverso il proprio estremo sacrificio, i fratelli Tempio non riusciranno a liberarsi di ciò che li ha resi dei peccatori: la superbia. La superbia di Johnny Tempio, inizialmente dipinto come romantico difensore dei deboli, alieno alle ipocrite gerarchie di interessi economici cui sembrano devoti i suoi fratelli, ma che si rivela altrettanto privo di scrupoli, stupidamente convinto della propria invincibilità, tanto da finire banalmente giustiziato all'uscita di un cinema. La superbia di Ray Tempio, il fratello maggiore, abituato a decidere della vita e della morte di chi lo circonda, colpevole o innocente che sia, per il quale la morte del fratello minore diventa poco più di un pretesto per poter ribadire la propria capacità di comandare, di imporre la propria volontà. Ed infine quella di Chez Tempio (un ottimo Chris Penn), gigante buono, ma psicologicamente disturbato ("prima o poi finirà col cervello spiaccicato sul muro, proprio come suo padre"), che offre la propria personalissima "assoluzione" ad una giovane prostituta, salvo poi punirla violentemente tra minacce e deliri di dannazione eterna, per non aver voluto approfittare della possibilità di salvezza tanto magnanimamente concessale.

Ed è sempre la superbia che li porta a non ascoltare i consigli (forse banali, forse fin troppo buonisti) di quelle impotenti mogli-angeli custodi che la vita ha messo loro accanto. Donne apparentemente fragili e sottomesse (proprio come la suora del Cattivo Tenente..), che tentano di strapparli a quel meccanismo di autodistruzione fatto di codici familiari, onore, necessità e desiderio di vendetta. Donne che sembrano la voce della ragione che non riesce a farsi largo tra le maglie indurite da un'infanzia segnata dall'omicidio e dal sangue ("Non pensi cosa può succedere alla tua famiglia? Uccidere un altro non lo riporterà in vita"), che non riesce a far capire che l'uomo, il peccatore, può sempre scegliere di abbandonare la strada cattiva e trovare la pace.

Ma per gente come Ray, Johnny e Chez non ci può essere pace. Non in questa vita e forse neanche nell'aldilà. Perché, come dice Ray, poco prima di sparare all'uomo che gli ha ucciso il fratello:"forse un giorno troveranno anche me morto, dissanguato dentro a una fogna.. e quando sarò morto mi arrostirò all'inferno. Io a questo ci credo! ..ma il trucco è abituarsi all'idea fin da adesso.."

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