Frank White è uscito dal carcere. Il taxi che ripercorre la città per portarlo a casa gli concede la grazia della vista di New York, la sua amata New York. Luci soffuse in lontananza, strade silenziose, la metropoli che dorme. Gli occhi di Frank rivedono questo dopo tanto, troppo tempo.

Si torna a vivere dopo anni di prigione e solitudine, ma la città è rimasta la stessa: criminalità, droga, fazioni rivali che si contendono la supremazia a colpi d'arma da fuoco. Frank White (uno straordinario Christopher Walken) non riesce a fare a meno di tutto questo. E' nella sua indole, è tutto quello che ha fatto prima di perdere la libertà. Ma la stessa New York che ama, cha fa intimamente parte di se, non lo vuole più. Non lo vogliono le varie organizzazioni criminali, che lo vedono come un pericolo e non lo vogliono neanche i poliziotti, in particolare Dennis (un David Caruso alla prime armi) e Bishop (Victor Argo).

E' l'impianto base di "King of New York", una pellicola diretta da Abel Ferrara, cineasta che ha imparato a farsi amare grazie a lavori degni di nota, duri, lontani dalle luci della ribalta hollywoodiana. "King of New York" non fa eccezione: un'opera che affronta il sottobosco criminale della New York multirazziale e violenta, con la messa in scena di un'organizzazione poliziesca non pronta ad affrontare il problema delle varie mafie. Un gangster d'inchiesta, un thriller sociale, che oltre a lanciare uno sguardo d'insieme su queste tematiche "impegnate", non si lascia sfuggire l'anima dei film di questo genere: l'azione, le sparatorie, il lato prettamente adrenalinico. In questo senso c'è da segnalare una lunghissima sequenza di proiettili sul finire della pellicola: il tutto si svolge nell'oscurità dei bassifondi newyorkesi. Fondamentale per questa scena, e per l'intero sviluppo del film è il lavoro di Bojan Bazelli, direttore della fotografia. Toni scuri, sequenze notturne, colori vivaci, luci abbaglianti: una New York psichedelica, violenta già nel suo aspetto esteriore.

"King of New York" è un film visivamente interessante e girato in modo perfetto. Ferrara opta per una prima parte più ragionata e la seconda maggiormente movimentata. Un andamento che forse spezza eccessivamente il ritmo filmico, ma è un peccato veniale nell'economia di una pellicola davvero degna di nota. Un film da riscoprire, se non altro per un Christopher Walken ai suoi massimi livelli.

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