Questa è una raccolta che non lascia indifferenti.

Gli Aborti Mancati sono una storica band bergamasca attiva dall'89 al '94 che ha saputo far ridere amaramente una miriade di fans grazie ai loro testi irriverenti e tragicomici che parlano di schifezze, sesso, chiesa, sballi e disagio quotidiano. Ma non è tutto quì: c'è una buona dose di originalità nel comporre le musiche, tutte con un sapore punkrock, ma ben caratterizzate, orecchiabilissime che non stancano mai, nemmeno a distanza di anni.

E' inutile passare traccia per traccia visto il loro numero, quindi farò una carrellata delle canzoni meglio riuscite. "Egia Rembambida" è un'attacco alle vecchine che si impicciano dei divertimenti alcoolici della gente, ma i nostri si vendicano con un bell'augurio di morte, mentre in "No Pre' No Fra'" si scagliano contro la chiesa. Il testo è duro ed ironico allo stesso tempo; parte tranquilla con una chitarra tagliente per poi incedere galoppante verso il termine, proprio com'è iniziata.

"Carne Suina" è spassosissima: simulano un dialogo tra un uomo e una ragazzina che non vuole provare i piaceri della carne... Ma poi lei cambia idea e la musica sì colora di un vago metal che si sposa benissimo col cantato. Subito dopo parte quella che probabilmente è la miglior canzone del lotto: "Peccati (Di Uno Degli Aborti Mancati)" è bellissima, l'intro è un coro di chiesa storpiato con tanto di organo, poi la canzone vera e propria inizia con l'Aborto Mancato che si confessa ad un fraticello; gli fà sapere un sacco di peccati commessi: "bevo vino e del Signore non ho mai avuto rispetto" - "molte volte ho ammazzato, un po' di ragazze ho violentato, penso alla figa quasi sempre - non me la levo dalla mente", infine chiede una penitenza leggera perché non è pratico di preghiere. Non si capisce bene se è una presa in giro oppure c'è veramente un po' di voglia di redenzione, beh... è questo il bello!

"Croste Del Naso" è un inno, può sembrare stupido -e lo è- ma gli Aborti riescono a trasformare anche il più caccoloso argomento in una gioia per le nostre orecchie. Il loro senso dell'umorismo e attitudine autodistruttiva sono espressi pienamente in "Diluente" e nella dolcissima ballata "Spinello Blues". Nella prima vengono trattati i particolari benefici da tiro di diluente, anche se alla fine lo dicono chiaro chiaro "Ti fà andare in cancrena - ma ne vale la pena", nella seconda invece "lo spinello a me, me gusta - me fà fiesta nella tiesta" per poi rendersi conto che "se fumi tutto il giorno - diventi come Mike Bongiorno - no no no - non posso rischiare - forse è meglio rinunciare".

O si amano o si odiano, ma un'ascoltata se la meritano dato che esprimere a parole le loro canzoni è molto difficile. E' stato ancora più difficile dare solo tre di voto visto il legame affettivo che ho col disco!

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