Inevitabile parlando dei primi Abruptum una riflessione sul concetto di Black Metal; purtroppo qui non si ha lo spazio per farla, ma alcune considerazioni penso siano doverose.
Un buon numero di band considerano questo genere come avulso da tecnicismi e complessità formale, lasciando invece libero sfogo alle emozioni che questa musica dovrebbe suscitare: è chiaro che da questo punto di vista il Black Metal ha molto più da spartire con l'Ambient che non con l'Heavy Metal. Ci si accorge poi, man mano che si scende nell'undeground, che la maggior parte delle band ha fatto proprio questo minimalismo, questo voler celare la propria immagine, questo volersi opporre alla convenzionalità del Rock.
Gli Abruptum erano tra le band che certo seppero meglio rappresentare questa filosofia (di vita oltre che musicale): questo disco giunge dopo altri demo che tracciarono la strada verso l'uscita dal Black Metal convenzionale (quello inteso come estremizzazione tematica del death metal) e simboleggia al meglio il percorso sonoro intrapreso da questo duo svedese (It, alla voce, e Evil - cioè Morgan dei Marduk - agli strumenti).
"Obscuritatem Avoco Amplectere Me" è un lavoro davvero originale; le influenze ci sono, certamente, ma vengono stravolte e rilette in chiave davvero personale: la musica degli Abruptum è dotata di grande coerenza, ma sarà probabilmente questa stessa dote a portare il gruppo in un culdesac.
Il disco si compone di due pezzi, senza grandi differenze tra loro, della lunghezza di 25 minuti ciascuno. Stiamo parlando di una musica difficilmente definibile a parole che racchiude in sé lo spirito pionieristico del Black Metal, fatto di urla, distorsioni, estremismo, al tipico incedere riflessivo (anche se qui il termine sembra stonare) della musica Ambient: potremmo parlare tranquillamente di Dark Ambient se questo termine non fosse così inflazionato ai giorni nostri da intendere un'altra cosa (cioè Ambient suonata con sintetizzatori ma soprattutto da esponenti di musica estrema). Gli Abruptum: ovvero i Bauhaus alle prese con le sperimentali suite "cacofoniche" dei Soft Machine di Third... estremizzando il rumorismo dei primi e dilatando in modo inquietante le strutture dei secondi (mi riferisco ovviamente ai pezzi più jam-session degli inglesi). La loro musica non ha né capo né coda, non ha un fine vero e proprio, dato che elimina la forma canzone che legherebbe questo genere (e qualunque altro) ai canoni del Rock/Pop (di cui il Metal è evoluzione sonora).
Soluzioni pescate negli angoli reconditi della mente, litanie e pianti contraddistinguono questa proposta: rispetto al successivo, questo disco è più sincero, spontaneo, meno studiato. Leggende a parte sulle "performance" legate alla registrazione in studio, l'album trasuda disperazione da ogni poro. Ed è questo il vantaggio che ha nei confronti del successore, dove la stessa ricerca sonora porta però ad un effetto contrario, sbiadito proprio perché nasce da una riflessione. Siamo chiari fin da subito: gli Abruptum non suonano musica. Sarebbe ingiusto dirlo. "Creano esperienze", lasciando parlare gli strumenti, usando pure la voce come un elemento di accompagnamento. La componente ambient è davvero marcata: massiccio l'uso di tastiere, seppure secondo i canoni del rumorismo, più che dal punto di vista simil-orchestrale (come il Black Sinfonico).
Il risultato è fantastico.... ma per la durata del primo pezzo. La debolezza degli Abruptum sta nell'avere reso clichè un "moto dello spirito"... e per giunta già dal primo disco! Non hanno aspettato neanche il secondo! L'inutilità di ripetere su entrambi i lati la stessa proposta musicale è lampante, e toglie prestigio ad un album che altrimenti (cioè sperimentando su altre strade) sarebbe l'apoteosi del genere. Il difetto sembra ingigantirsi poi se riflettiamo con calma; gli Abruptum galleggiano pericolosamente a metà tra più sotto-generi (Ambient, Musica Estrema, Rumorismo): una tale uniformità sarebbe apprezzabile in un genere come il Drone, dove le coordinate sono ormai fissate e chiare, dove tenere la stessa nota per 50 minuti non è un limite quanto (se fatto bene) un must. In un genere che neanche esiste come quello degli Abruptum, continuare a ripetere un'idea vincente non è che un limite.
L'ascolto di Obscuritatem comunque non è precluso da questa mia digressione, dato che il risultato finale è decisamente alto. Solamente nasce il rimpianto per un'occasione sfumata. Grandi comunque.
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