Esco dal lungo invernale letargo, risvegliato dal disco d'esordio degli Absent In Body.

Per il momento l'unico lavoro del 2022 capace di sconvolgermi a dovere; impressionante monolite sonoro che si muove, giganteggiando, tra Doom-Industrial-Sludge. Nulla di nuovo sia ben chiaro fin da subito, ma suonato con una dose di perversione come da tempo non mi accadeva di udire. Basta leggere i nomi dei musicisti coinvolti in questa SuperBand per rimanere senza parole: Scott Kelly, Igor Cavalera, con in aggiunta voce e chitarra degli AmenRa. Ed i riferimenti musicali non possono che indirizzarsi, che veleggiare torbidamente verso Neurosis, Godflesh, primi Swans. Devastanti, terrificanti ma anche capaci di inaspettata "dolcezza" e spiragli di viva luce come accade in molti passaggi dell'album. Cinque soli brani per nemmeno quaranta minuti; ecco forse avrei preferito una maggiore corposità dell'opera prima di questi terroristi sonori; ma, visto i magri tempi, è forse meglio accontentarsi. Il percorso è lineare e si adagia su tempistiche trattenute, melliflue, senza mai uno scatto di veloce brutalità come sarebbe lecito attendersi visto che a menar le mani dietro ai tamburi siede uno dei fratelli Cavalera. Una voce granitica e sintetica si combina tentacolarmente con gli strumenti, come si evidenzia in obscura maniera nell'ascolto dell'unico brano che segnalo: la conclusiva "The Half Rising Man" che inizia il proprio lungo percorso con poche note acustiche provenienti da mondi freddi e lontani. La tensione nervosa aumenta, si espande a dismisura ed esplode letteralmente grazie all'ingresso in campo di batteria e basso che d'improvviso irrompono nella gelida scena sonora. Riff meccanici e nerissimi di chitarra corroborano l'impalcatura sonora...e tutto crolla, tutto si autodistrugge...RISE FROM RUINS...

...Spaventosi...

Diabolos Rising 666.

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