L'underground italiano per quanto riguarda il sotterraneo genere del doom metal ha da sempre fatto scuola, e se dovessero servire conferme a tale affermazione fare il nome di Paul Chain sarebbe già più che sufficiente.
Tra i gruppi degni di nota che hanno seguito le orme dei primi Death SS, di Paul Chain e dei Mortuary Drape troviamo i genovesi Abysmal Grief che si distinguono per la profondità delle tematiche occulte incentrate sui rapporti con l'Aldilà.
La band si regge prevalentemente sull'oscura figura di Regen Graves iniziato al mondo dell'occultismo da Mario di Donato che con i suoi "The Black" rappresenta uno dei pilastri storici del genere.
Dopo vari demo gli Abysmal Grief hanno esordito con l'eccellente disco ononimo per poi registrare nel 2009 Misfortune il secondo e per il momento ultimo full lenght della band di cui parlerò in questa recensione. La formazione è pressoché la stessa del primo album:
Regen Graves alla chitarra (Il Sacerdote del Funerale)
Labes C.Necrothytus voci e tastiere (Il Necroforo)
Lord Alastair al basso (Il Frate Nero)
Alexander Baël alla batteria (Il Medium)
Terminate le presentazioni passiamo al contenuto dell'opera che si apre con Ignis Fatuus nella quale all'inizio si sente uno straziante Dies Irae preso in prestito dal Settimo sigillo che precede l'incombere improvviso di un cupo riff di chitarra mortuario e marziale al contempo, perfettamente azzeccato per quanto basilare. Fin da subito l'oscuro sound della band penetra nel cervello e farete fatica a dimenticarlo. Ogni brano si può definire una marcia funebre, ipnotica per via dei riff ripetitivi ma dall'atmosfera assoluta per pesantezza e claustrofobia. Risalta anche la voce di Necrothytus con il suo cantato cupo baritonale che conferisce ai brani un alone religioso e rituale.
Crypt of horror dal nome è tutto un programma: il brano inizia con l'incedere sinistro di dei passi ai quali segue un cancello di ferro che si chiude cigolando e poi parte il riff più tormentoso dell'album accompagnato da una campana a morto e una memorabile sequenza di tastiera in stile dark nella parte conclusiva. Di questo brano esiste un video facilmente reperibile anche su youtube.
Dopo The arrival of the worm dal testo recitato in latino (in stile The black) giungiamo alla penultima traccia tra le più magniloquenti dal titolo The knells accurse interamente strumentale e molto stimolante per l'immaginazione.
A concludere la lunga Resurrecturis ci guida attraverso il velo viola dandoci tutto il tempo per riflettere sullo scorrere della vita e per captare un senso segreto della realtà che solo i morti conoscono.
Finito il Cd si spengono le candele cerimoniali e si va a dormire sognando un bel cimitero medievale dove forze pagane sono perennemente all'opera. Una cosa sola è certa: esistono pochissimi dischi in grado di evocare uno scenario sepolcrale delle proporzioni di quello presente in Misfortune.
Consigliato agli amanti dell'horror di classe, agli uomini dalla mente ottenebrata e agli amanti del doom vecchia scuola. E' un genere di nicchia ma penso che si capisca senza bisogno di dirlo.
Dimenticatevi gli assoli di chitarra giacché nell'intero album ce n'è uno solo nella prima traccia, ma è comunque molto buono e per nulla banale.
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