Popolo di DeBaser, sebbene io frequenti il sito già da vari mesi, non ho mai trovato il tempo, o meglio la voglia, di fare una recensione; decisomi finalmente a dare il mio contributo, non posso non iniziare da un disco degli ac-dc, coloro che più incarnano l'ideale più puro del rock.
Uscito nel 1981, FTATR è per certi versi un disco di transizione: secondo album con Brian Johnson, segue un capolavoro immortale quale 'Back in Black' e si pone come collegamento nella discografia tra i capolavori del periodo Scott e i momenti di incertezza iniziati con l'album seguente, 'Flick of The Switch'. La produzione, come sempre un fattore importante, è affidata a Robert "Mutt" Lange, che determina un suono completamente diverso rispetto agli LP precedenti: compatto, potente, voce e chitarra solista leggermente sottotono rispetto al wall of sound corale della band. Niente a che vedere con le uscite discografiche anni '70, caratterizzate da suoni più ruvidi, aspri, graffianti, con la gibson sg di Angus che sembra scontrarsi con la vocalità calda,genuina e alcolica di Bon. Forse è proprio questo "snaturamento" del sound degli ac-dc a determinare il poco affetto riscontrato a posteriori da quest'album.
Molti infatti indicano in questo album l'inizio della decadenza, per fortuna interrotta dopo solo 3 album deludenti. Assoli decisamente meno "appariscenti" che in altro occasioni? Certo. Acuti esagerati? forse,de gustibus. Ma il lotto di canzoni che ci viene presentato è senz'altro di prim'ordine, forse non troppo originale, ma certamente degno di nota. L'apertura è affidata alla storica title track, grande e forse unico capolavoro dell'album. I cori, il ritornello appassionato e rockettaro, i cannoni sono entrati nella storia al contrario delle altre, ottime, canzoni; è forse questa l'unica pecca del disco, la mancanza di pezzi memorabili. Ma attenzione, i pezzi sono tutti trascinanti, godibili, esaltanti nella loro anarchia da qualunque pretesa intellettuale.
E' forse questo che più di ogni altra cosa mi fa amare spassionatamente gli ac-dc, la loro totale dedizione al rock più classico e sentito, a discapito di qualsivoglia innovazione o altro riconosciuto da saccenti critici come "arte". Il disco contiene una successione di bei pezzi, genuinamente hard rock, che vuol dire riff solidi e a presa rapida di matrice blues, testi "cazzoni" alla grande, ritmiche squadrate e ottima prestazione vocale.
Appunto, il vecchio Brian qui si difende veramente bene. Mai i suoi acuti hanno raggiunto tali altitudini nel pentagramma. Taluni sono usi a spalare guano sull'ex cantante dei geordie facendo un improponibile confronto col rimpianto Bon; oltre alle voci diverse è proprio il ruolo dei due a essere opposto. Al contrario di Bon, Brian è un interprete, uno straordinario interprete. Non da in fase di scrittura l'apporto dato dal suo predecessore, e non riesce a essere totalmente autentico nel cantare,come faceva Bon da grande bevitore e sciupafemmine, di bevute ecclatanti e incontri sessuali casuali. Brian si limita a interpretare brani, come un ottimo turnista, e la sua performance vocale è indiscutibile. Da menzionare anche il fatto che FTATR sia in realtà il primo album dell'era Johnson per gli Ac-Dc. Alla morte di Scott i brani di 'Back in Black' erano già scritti, al momento di comporre quest disco, l'abilità compositiva di Bon riposava sottoterra già da tempo. Ma il risultato dei fratelli Young è ugualmente ottimo.
"Put the finger on you", "let's get it up" (straordinaria nei video live disponibili dell'epoca) "snowballed", "C.O.D." sono pezzi dalla carica eccezionale, che hanno poco da invidiare a song composte anni prima. Purtroppo in FTATR Angus da menio sfogo alla propria abilità in favore di canzoni dure e potenti come mai,che trascinano l'ascoltatore nel mondo idealizzato dei canguri australiani, fatto di risse, donne, alcool e amicizie ruvide e leali.
In definitiva, un album troppo spesso sottovalutato, con un sound complessivo avvolgente e pregevole, con la carica di sempre e la consueta abilità dei rockers "Aussie", se di questo Lp ricordate solo i botti della title track, ritiratelo fuori dai meandri bui della vostra discoteca e dategli modo di squassare il vostro impianto stereo.Tornerete a un'epoca nella quale il rock era arte, e per questo era vero.
Il mio voto a FTATR non è il massimo solo per omaggiare dovutamente album precedenti, traboccanti di pezzi (musicali) di storia. Ma se dovessi votare pensando alle 5 stelle assegnate a "nuove e promettenti" bands, beh 5 stelle non sarebbero mai abbastanza. Altro che i fighetti, i poser e i poverelli che ci vengono spacciati oggi come "the next big thing". Oramai non è più "the next", ma nell'emisfero australe da 30 anni una "Big Thing", una band storica, fa tremare file di marshall con della vera Musica.
P.S. scusate il doppione, anzi la "tripletta" con al rece di questo disco, ma desideravo parlarne, e non ho trovato nel sito scritti talmente illuminanti dal dissuadermi dal farlo.
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