Old but gold.
Essendo me medesimo un novellino in quanto concerti e non capendo una sega di tecnica musicale questa recensione è più un resoconto, piuttosto grezzo per altro. Resoconto di un ragazzetto che è stato instradato al rock, o piuttosto sviato da una visione di "musica" come semplice rumore da spararsi nelle orecchie nei momenti di noia, dalle canzoni di questi ragazzetti che rispondono al nome di Eisì-disì. Insomma, quelli che fanno sempre brani tutti uguali, quarant'anni di carriera che li ha portati dall'Australia alla ribalta del mondo, durante la quale si sono alternati cantanti, bassisti (ma sono davvero esistiti?), batteristi, chitarristi ritmici. Ma non Lui.
Tralasciando il noioso resoconto del pre-concerto [sì, faceva abbastanza caldo, sì sono andato nella tribuna coi seggiolini ("e che fan sei?" direte voi), sì, il dj set di Virgin Radio prima e i Vintage Trouble poi hanno intrattenuto piuttosto bene] e le critiche mosse alla pessima organizzazione degli spazi per un evento così grande, alle 21:20 qualcosa s'è finalmente mosso. Un video con animazioni di dubbia qualità è comparso sui maxi-schermi per introdurre i Nostri e poco dopo il riff di "Rock or Bust" ha fatto irruzione insieme ad Angus e il resto della combriccola sul palco. Non so se volessero finire il prima possibile o che altro, ma la successione dei brani è stata distruttiva. Diciotto quelli sparati di seguito, con pause di non più di venti secondi fra l'uno e l'altro.
Young Steve e Williams Cliff, anni cinquanttotto e sessantacinque; lavoro impeccabile alla sezione melodico-ritmica, impiantati nelle loro posizioni per tutta la durata del concerto come si conviene. Non chiedetemi le differenze fra Mal e Steve perchè non le ho notate. Il basso bassissimo as usual, ma vi posso garantire che Cliff c'è per davvero, non è un ologramma.
Slade Chris, anni sessantotto; un martello, ineccepibile alla batteria, metronomico quasi quanto Rudd ma meno meccanico nei movimenti.
Johnson Brian, anni sessantasette; fornire le prestazioni vocali di vent'anni fa è impensabile, il peso del fattore età sulla voce è gravoso, per questo mi è parso il meno in forma. Sulle prime canzoni fin troppo sovrastato dal resto degli strumenti, alla fine è stato anche apprezzabile (ma gli acuti prima del ritornello di "Let there be rock" mi sono mancati).
Young Angus, anni sessanta; non ho creduto ai miei occhi. Sessant'anni e questo buon uomo ha saltato e corso come un pazzo per tutto il palco senza risparmiarsi su ogni singola canzone, sfornando riff e assoli come se fosse la cosa più naturale del mondo. Tornando al discorso iniziale: potrete dirmi che tecnicamente ce ne sono cento migliori di lui, che i suoi assoli sono banalissime scale, banalissimi bending, banalissimo tutto. Ma quest'uomo in quanto a passione, esplosività, magnetismo, presenza E' il rock 'n' roll. Lo vedi nelle espressioni del volto, nel sudore che gli cola ovunque dai capelli fradici, nel suo essere show-man che non ti da solo fumo, ma tutto l'arrosto del mondo.
La scaletta ultra-confermata funziona: le canzoni del nuovo album non hanno stonato per nulla, brevi ma catchy ed efficaci, su tutte "Baptism by fire"; le meno gettonate "Have a drink on me" e "Sin City" fan la loro degnissima figura, mentre avrei omesso "Rock 'n' roll train" per una "Dog eat dog" o "The Jack" (o ancora, il mio sogno più agognato, una "If you want blood" proposta pochissimo durante questi quarant'anni). I classicissimi funzionano a meraviglia, non dimenticherò mai la straripantissima "Whole Lotta Rosie" dove a cantare "An-Gus!" durante i primi riff eravamo in due in quella parte di tribuna, squadrati manco fossimo matti. "Dirty Deeds..." rende da Dio, "Hells Bells" è quasi rilassante nel suo essere funerea e marziale, "Shot Down in Flames" una vera stilettata, delle altre non c'è neanche da discutere; avrei qualcosa da dire su "High Voltage", sarò affezionato troppo alla versione Bonniana ma questa, che attendevo più di altre, non mi ha appagato a pieno. Ecco, Bon appunto, ha rappresentato uno dei nei della serata; ricordarlo in occasione del suo compleanno sarebbe stato doveroso, anche se sui mega-schermi durante "Let there be rock" viene proiettata anche la sua statua. Un altro piccolo neo è forse la pochissima interazione col pubblico di Brian; a me non ha dato così tanto fastidio, non so se in altri concerti sia andata diversamente ma magari alcune persone apprezzerebbero qualche battuta in più o dialogo col pubblico. Pubblico che, almeno da quel che ho visto nei miei dintorni, mi ha fatto rabbrividire; gente che stava seduta mandando messaggi per tre quarti del concerto (ma che sei venuto a fare?), gente che si faceva selfie con "Thunderstruck" in sottofondo, gente che se ne andava credendo il concerto finito senza che avessero suonato "Highway to Hell", insomma chi più ne ha più ne metta. Questi signori non si rendevano probabilmente conto di essere dinnanzi a dei monumenti del rock che suonavano per l'ultima volta nel nostro paese; sì, perchè per me gli AC\DC hanno sfornato album che, pur non sconvolgenti o rivoluzionari musicalmente parlando, hanno contribuito a riportare il rock alle proprie origini più pure, testosteroniche, granitiche, selvagge, divertenti, a sdoganarlo anche a un pubblico vastissimo e hanno portato avanti la loro filosofia per quarant'anni, mai indietreggiando di un centimetro nonostante le critiche, nonostante i problemi, nonostante tutto. Cosa posso dire, se non grazie? Cosa posso augurarvi, se non di sentire una band dal vivo che vi emozioni come mi sono emozionato vedendo loro? Long live AC\DC, long live Rock 'n' roll.
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