Viviamo nel ventunesimo secolo, nell'era dei computer, della moda, nell'era dell'offuscamento mentale dovuto a televisione e facebook, ma soprattutto, viviamo nell’epoca della “musica” di Lady Gaga, Rhianna e Black eyed peas. Sperare che qualche buon ragazzotto si metta ancora a fare del buon heavy metal è ormai un utopia. Tutti i fan sfegatati del caro e vecchio HM sembrano ormai destinati all’ascolto dei soliti dischi epocali di gruppi storici anni ‘70-‘90 come potrebbero essere per esempio i Saxon piuttosto che i Dio o magari i Black Sabbath, tutti gruppi che sembrano appartenere ad un epoca ormai troppo lontana per poter ritornare.
Certo sembra tutto perduto se si pensa anche alle uscite degli ultimi anni; prendendo come esempio due tra i massimi esponenti nel panorama HM vediamo che gli Iron Maiden nel 2010 sfornano “The Final Frontier” che non è certo un album destinato a rimanere nella storia della musica, anzi…e i Judas Priest nel 2008 fanno uscire “nostradamus”, un concept album che si ricorderà più che altro per il cambio di sound tipico della band, ma non certo come massima espressione dell’ heavy metal.
Insomma mi ero quasi rassegnato anche io fino a quando non sono venuto a conoscenza del fatto che un’altra band storica di quegli anni è ancora in giro e nel 2010 ha rilasciato il loro ultimo album. Sto parlando del gruppo heavy metal tedesco per eccellenza, gli Accept, che decidono di tornare a cavalcare l’onda dopo 14 anni di assenza dalla scena musicale. A questo punto mi sorge spontanea una domanda: “come è possibile che abbiano inciso un nuovo album dopo tanto tempo avendo tral’altro anche perduto lui, il frontman per eccellenza, Udo Dirkschneider?”. Con lo stesso scetticismo con cui ascoltai il primo album dei judas senza Rob Halford, mi accingo all’ascolto di questo disco e mi accorgo sin da subito che musicalmente sono ancora cattivi come una volta, e forse anche di più, ma ovviamente io aspetto con impazienza l’esordio del nuovo cantante Mark Tornillo che non tarda ad arrivare. Dopo venti secondi dall’inizio del primo pezzo “beat the bastards”, parte la sua voce, e devo dire la verità, mi colpisce da subito! Mark possiede una voce decisamente diversa da quella di Udo ma non necessariamente peggiore, anzi nonostante io ami e preferisca tutt’ora il caro e vecchio “gnomo teutonico”, c’è da ammettere che tecnicamente è anche superiore. Si cimenta in piccole parti melodiche come in una parte della canzone “the abyss” ma anche in urla mozzafiato come quelle in “blood of the nations”, quando urla “Warrioooooooors on demand”. Alle chitarre c’è il solito Wolf Hoffmann che si esibisce in riff “schiacciasassi” e in assoli veloci e cattivi sapendo però anche destreggiarsi tra melodie più morbide come in “kill the pain”, alla seconda chitarra ritroviamo Herman Frank che torna dopo molti anni di assenza. Anche al basso ritroviamo la vecchia conoscenza Peter Baltes, mentre invece, dietro le pelli c’è un cambio di Stefan, da Stefan Kaufmann a Schwarzmann.
Il disco scorre in maniera piacevolissima, regalandoci dosi di adrenalina pura come piace ai fan più tradizionalisti e dico questo perché è esattamente il tipico disco fine anni ’80, inizio anni ’90, con nessuna innovazione (e come si potrebbe d’altronde portare innovazione nell’hm nel 2010) dal punto di vista musicale ma che fa proprio di questo il suo punto di forza, perché è semplicemente un album di fottuto heavy metal senza troppe cazzate! Se dovessi trovare un difetto direi che è senza ombra di dubbio la durata, in quanto supera abbondantemente i 60 minuti e in effetti è colpa di un paio di riempitivi che forse era meglio non mettere, ma insomma, un paio di canzoni sotto tono in un album da 12 pezzi (escluse bonus track) direi che non è un grosso dramma.
Quindi, se fosse il loro primo album avrei dato senza ombra di dubbio 5, ma considerando che gli Accept sono gli stessi che hanno partorito capolavori come “balls to the wall”, “metal heart” e “Objection Overruled” do “solo” 4.
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