“TE….”
Guardando verso la bocca di lupo riesco solo a dire “minchia ma tu parli?!”
Facciamo un passo indietro.
Mi chiudo nella mia tavernetta ad ascoltare un po’ di Metal e decido di fare una recensione su Too Mean to Die degli Accept.
Anno 2021. Ultima uscita degli Accept, orfani di Udo ma con un Mark Tornillo che non fa rimpiangere i graffi del mitico Dirkschneider. I primi 2 pezzi del CD sono una bomba Metal, giri classici dell’unico superstite della line up originale, il chitarrista Wolf Hoffmann. Visti dal vivo questo inverno a Milano, sono ancora devastanti.
Sul riffone di Overnight Sensation, sento uno strano rumore nell’aria anche se sono a un piano sottoterra. Non capisco. Il rumore cresce d’intensità e sento una vibrazione che mi entra dentro, i timpani fanno fatica a identificare l’origine, ma il tutto termina bruscamente con un tonfo verso la bocca di lupo, l’unica apertura da cui entra l’aria. Mi avvicino alla finestra interrata. La apro. Una nebbia fitta mi avvolge. È inodore, come vapore di ghiaccio secco. Non riesco a mettere a fuoco. Mi sento frastornato. Poi poco alla volta prende forma davanti a me un mucchio di stracci. Qualcosa o qualcuno si muove. È un piccolo essere rugoso. Saranno gli Accept che continuano a girare, ma mi viene in mente Udo. Mi avvicino e noto che anche se è piccolo, ha una testa più grande del corpo. Non so perché ma non sono spaventato. Sono semplicemente curioso. Una testa grande avrà un cervello grande. Ecco il mio primo pensiero: ho davanti a me un essere intelligente. Intelligentissimo.
La massa di pelle raggrinzita, con la testa ciondolante, apre gli occhi.
Ci guardiamo. Sembra stanchissimo. Prende fiato. E riesce a comunicare.
“TE…”
Il “minchia ma tu parli” mi esce d’istinto.
“TEeeee….”
Al secondo verso evito di rispondere. Aspetto. Sento che mi deve dire qualcosa di importante. In pochi secondi mi immagino che questa razza aliena debba rivelarmi qualche segreto universale.
“Te-le-fo-no”
Oh, cazzo. Telefono? Tutta sta fatica per dire “telefono”?
Beh, in effetti è una parola con quattro sillabe. Anche Sdrucciola. Che tra l’altro fa rima solo con telefono. Mi accontento. L’inizio non è proprio promettente ma meglio di una parola sconosciuta. Non so dove voglia andare a parare e non lo interrompo.
“Te-le-fo-no Ca-sa”
“Non ci credo. Sei lo stereotipo dell’alieno. Ma zioporco.”
“Zi-o-por-co”
Forse ha una memoria fuori dal comune e apprende le parole in pochi secondi. Allora lo guardo e gli dico
“Termosifone”
“Fer-mo-ti-so-ne”
“Ma vaff….” Gli sbatto la finestra sulla faccia, sul faccione del testone e vado ad ascoltarmi l’ultimo pezzo degli Accept, Not my problem dove Tornillo alterna la sua voce urlante ai cori della Band.
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