Kawabata Makoto è un tipo anomalo. Con molta probabilità è un tipo che ne sa a pacchi. Sicuramente è un tipo che si diverte a prendere per il culo e ha capito che prendersi troppo sul serio fa male. Indubbiamente è un tipo che ha un forte legame con la droga. Insomma, uno che si pone tra saggezza, nonsense, misticismo, follia e puro allucinato cazzeggio. Questo essere in cui tutto ciò è insito, assieme ad altra tanta bella gente, ha fino ad ora sfornato una discografia dal peso notevole (più di una decina di chilogrammi direi). Tanti nomi, tante diverse produzioni, formazioni spesso rivisitate, ma sempre la stessa filosofia dagli atteggiamenti cui sopra.

2005: se ne vengono fuori con cinque dischi in un anno (nulla di strano) targati per la prima volta Acid mothers Temple & the Cosmic Inferno. IAO Chant From the Cosmic Inferno è pescato tra queste cinque uscite e si mostra irremovibile nel proporre musica decisamente libera da ogni forma definita. In questa forte libertà espressiva, il confronto con altri passati dischi porta comunque ad affermare che si tratta di uno sperimentalismo maggiormente controllato, mostrando composizioni più coese, più (passatemi il termine) sensate. Per quel che mi riguarda meglio così, sinceramente dei boom sonici proposti in altri lavori non saprei che farmene. Rimangono comunque delle estesissime jam, psichedeliche e deliranti, progressìve ed intricate, dal disorientamento obbligatorio.

Chi vede nella copertina una parodia a Camembert Electrique dei Gong non va lontano dalla verità, essendo gran parte del disco una vaga e dilatatissima rivisitazione di IAO Chant/Master Builder degli appena citati (per la cronaca: esistono anche gli Acid Mothers Gong, tra le varie collaborazioni). Il disco si dirama secondo un iter molto caro ai nostri. Padroneggia lungo tutta la durata un'unica monolite-song, ergendosi su quasi un'ora di jams al limite dello sfinimento. Un mantra susseguito da immancabili viaggi mentali in overdrive, riverberi, suoni acidi. La razionalità è un concetto completamente fuori luogo per questa musica da psiconauta in delirio. Musica da rituale in continua processione, che senza problemi potrebbe accompagnare un'inesorabile corsa mentale alla velocità della luce, tra fiamme pulsanti ed acido lisergico che scorre come lava.

Un disco di ultra-psichedelia allo stato brado, ottima porta di ingresso per l'universo degli Acid Mothers Temple, se non uno dei loro capolavori presenti nel loro immaneggiabile oceano discografico (intervallo di tempo a caso: 2002-2005. Lasciando perdere i singoli, i dischi usciti quà in mezzo sono quasi 40). La loro proposta è purtroppo diluita in una produzione troppo vasta, creando il rischio di perdere l'orientamento ed il fulcro del tutto, e ciò sarebbe un peccato per un tale episodio musicale. Nel caso, partire da quà è highly recommended.

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