Con l'eccezione di alcuni suoi estremi esponenti (Electric Wizard e Iron Monkey su tutti), il cosiddetto "stoner" non mi ha mai fatto impazzire. Sarà che canne e freaks non godono della mia massima stima, sarà che certi riffs li ho già sentiti ed assimilati consumando i primi dischi dei Sabbath, ma quelle poche volte che mi sono messo ad ascoltare Spiritual Beggars, Orange Goblin, Fu Manchu e soci... non ho certo fatto i salti di gioia!
Tuttavia esiste un'eccezione ed è rappresentata (Kyuss a parte) dagli Acrimony. Gruppo gallese di poche speranze caduto, immeritatamente, nell'oblio.
Eppure ricordo, in quel lontano 1996, i malefici scribacchini esaltare, con tanto di bava alla bocca, questo stupefacente quintetto! Ma furono proprio gli stessi soggetti ad archiviare, in men che non si dica, una realtà tanto valida!
Ed è un vero peccato perchè, dopo questo magico capolavoro, i nostri furono costretti a mettere gli strumenti in soffitta, rinunciando ad una carriera che, forse, oggi avrebbe catapultato i ragazzi nell'olimpo del rock più acido.
Ripeto: maledetti trends e maledetti scribacchini!
Ma il disco? Ah sì, il disco! Com'è? Una figata!
Prendete quel suono tanto caro, anche se in tempi diversi, a Black Sabbath e Kyuss. Dilatatelo oltremisura, deformatelo, impreziositelo et voilà! Ecco gli Acrimony degli anni d'oro!
Qui non ci troviamo al cospetto dello straziante bolgia stoner-sludge ma, per fortuna, siamo altrettanto distanti dall'indie-rock di gruppetti scialbi come i Queen Of The Stone Age (DeBaser mi costringe a scrivere le loro inziali in maiuscolo ma io, in tutta onestà, non lo farei!).
Note liquide, brani pachidermici, lunghi, trascinanti e, per giunta, suonati con una robusta dose di personalità!
Non siamo, come qualcuno ha scritto, ai livelli dei Kyuss ma poco importa! Puro ed incontaminato stoner rock, con qualche elemento doom e molta aroma psichedelica.
I titoli delle canzoni più belle? "Hymn To The Stoner", "Milion Year Summer" e "Firedance" ma, a ben pensarci, nemmeno gli altri titoli scherzano!
Stranamente, il disco è stato prodotto e pubblicato dalle Peaceville Records. Etichetta, quella di Paul Halmshaw, specializzata in forme di doom maggiormente tetro e, solitamente, poco interessata alle derive sabbathiane di questo sound quarantennale (se ci pensate, il debutto dei Sabbath fu pubblicato nel '70!).
Un album che ha fatto storia e che, insieme ai titoli più noti, deve comparire negli mensole degli amanti dello stoner e, più in generale, in quelle di ogni amante del buon rock.
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