All'inizio c'è un sentiero, scarno, disegnato a matita. Non ci sono cartelli, indicazioni. Ogni strumento prende la propria direzione. Si immerge nel proprio timbro. Eppure l'effetto è tutto tranne che disarmonico. Solo, hai l'impressione che la strada porti più lontano, oltre, piuttosto che verso casa, come (forse ingannevolmente) recita il primo titolo del lotto. Oltre le direzioni fisiche, in un certo senso. Che non sei sicuro di quale sia. Se le strade andassero dritte e non a spirale... Se prendessi una strada qualunque, senza esitare... Se l'incertezza avesse un principio e avesse una fine... Se, se.

Si potrebbe parlare di quello che fanno, questi suoni. Se qualcuno li racchiude in scatole, generi, categorie. Jazz. Folk. Musica popolare. Musica d'autore. Sperimentazione. World music. Quelle cose lì, parole buone solo per fare da tags. Per convenzione. Per farli trovare. Una volta che li hai trovati, gli Acustimantico, il mondo e il modo che hai di fronte sono qualcosa d'altro. Musica immaginaria, impalpabile, come spiegano e non spiegano in una sorta di dichiarazione d'intenti, che forse non è. C'è sempre qualcosa che è oltre quello che si dice, in questo disco. Ci sono indubbiamente racconti, a volte quadri naif, a volte il semplice fluire di impressioni. C'è la pesantezza della lotta politica, alleggerita però dall'arte, dalla metafora elegante, dalla poesia. Neruda, Lorca, Dino Campana, Pasolini e Omero si incontrano nelle osterie di Alda Merini, e discutono di rivoluzione davanti all'assenzio di Baudelaire, tra violini impazziti e sassofoni in deliquio. Che può venirne fuori? Non è musica da slogan, questo è certo. E' musica asociale, a tratti addirittura sociofobica. E' musica per quei variabili frammenti di giornata che passi in solitudine. E' così che ci si doveva sentire, lo si immagina facilmente, giù nella stiva buia che vedeva meditare Emanuel Carnevali, poeta ed emigrante. Storie dei primi del secolo, quell'altro, impastate nel suono scuro e sordo della sirena di una nave.

Ci sono altre cose, poi. "La canzone dell'equilibrio" sembra una favola di Esopo, irresistibile nel suo arrangiamento scarno, fluttuante. Nella sua premessa e conclusione: Yin e Yang, così. Ogni possibile medaglia, per equilibrio, rivela una facciata diversa. Con "Metà canzone" e "Conseguenze di un nome", poi, si vira addirittura sul quasi metafisico. Musica e parole di intrinseca bellezza, art for art's sake. Nessuna storia precisa, nessun contesto, nessun dove, solo la sospensione atemporale di un sentimento o chi per lui. Riversato poi nelle parole, nelle note migliori e più strane per dirlo. E c'è ancora tempo, tra gli spazi, per il surreale divertissement di "Coda di topo". E' uno scandalo del linguaggio / dire 'topo' in un brano d'amore / ma allora che dire, che dire... un modo di una genialità e di un'ironia che lèvati, per cogliere il nonsense di un amore che fa finta di essere eterno, e invece.

Poi, poi si finisce lontano. Alla fine restano solo i suoni, slegati ma armonici. Strani ma belli. E la distanza, niente di più. Viene il dubbio che non sia solo quella tra due persone: nessun uomo sarà un'isola, come diceva uno - però, forse, quasi. Ma, per male che facciano le distanze, è un bel viaggio questo, verso una Santa Isabel appena nominata. Vai a sapere qual è, fra le tante - ma sicuramente si va verso Sud, verso l'America meno ricca, verso un destino di solitudine, meno travolgente e romantica di quella accarezzata da Màrquez, ma non meno affascinante.

Preferiscono la qualità alla quantità, gli Acustimantico. Girano (giravano, fino a qualche tempo fa, presumibilmente lo fanno ancora, ma li ho un po' persi di vista) suonando nella capitale, nei posti più impensati. In parchi all'aperto, in teatri. Spesso in acustico, come evoca il nome che si sono scelti. Che, se ci fate caso - loro, sì, ci hanno fatto caso - è nientemeno che l'anagramma di Canta, scuotimi!

Sono in giro da un dodici anni. Hanno all'attivo un EP, due album, un live e uno spettacolo teatrale. Sono tutti musicisti spaventosi, voce (femminile: la splendida Raffaella Misiti) compresa. Cosa più importante, hanno un'invidiabile capacità di trovare le note giuste. (Perché suonare tutte queste note, quando possiamo suonare solo le migliori? Diceva uno.)

Sinceramente non so dove siano e cosa facciano, ma spero di ritrovarne presto le tracce.

 

Quando la morte corre a bussare / Ad una porta, per equilibrio / Quando la morte corre a bussare / Per equilbrio dovrebbe provare / Un dubbio d'amore.

(Da La canzone dell'equilbrio. Appunto.)

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