Quando uscì, fu una piacevole sopresa questo "Blondie", primo album solista di Michaela Dippel, eclettica dj produttrice tedesca, meglio conosciuta con lo pseudonimo Ada, già fattasi notare per alcune ottime release in ambito deep / minimal / tech house.
Musica da club quindi, ma non solo: Blondie, uscito nel 2004 su Areal Records, si presenta infatti come un lavoro a metà strada tra elettronica ballabile, e la cosiddetta elettronica "da salotto" (la nostra si è fatta strada anche con diversi esperimenti downtempo), dove eleganza, vigore, e sperimentazione convivono senza troppi fronzoli. Se a ciò vi si aggiunge un retrogusto dark / ipnotico, che non guasta mai, e la presenza di diversi vocals di onirica fattura, si fa presto ad apprezzare!
Già dall'apertura "Eve" si ci accorge che la tipa ci sa decisamente fare : synth acidi, atmosfere spaziali, e groove plastici legano alla grande con il mood soft di fondo, che ritroviamo sulla psichedelica "Cool My Fire", dove tra ritmiche scarne, e linee vocali eteree, (che contrariamente al trend del genere "featuring o campionamento", sono qui a cura della stessa Michaela), è ancora il lato "morbido" di quest'ultima a prevalere. Non durerà molto: col trittico "The Red Shoes" (trascinante e pestosa), "Livedriver" (groove convulsi e snodato uso di effettistica), "Our Love Never Dies" (inno alle storiche Roland 909 e 303, che non sfigurerebbe affatto su Homework dei Daft Punk) , esce infatti fuori tutta la vena sperimentale e techno che ha portato l'artista alla costante attenzione degli addetti ai lavori.
Notevole "Who Pays The Bill": i bpm rallentano, Ada propone una sorta di downtempo, con interessanti spunti in fase di arrangiamento, basti pensare alle ritmiche tipicamente techno, alla chitarra glidata, (che ancora una volta fa il verso ai Daft Punk, questa volta della "Discovery-era"), e non ultimi i caldi lead vintage che più avanti si riaffacceranno prepotenti sull'electropop di "Maps", che riprende un noto brano degli Yeah Yeah Yeahs.
Spazio anche ad echi electro-progressive su "Les Danseuses", (con tanto di immancabili archi sintetizzati, che strizzano l'occhio allo stile portato ai massimi vertici qualche anno fa da Dj Tomcraft), e per un altra cover, che questa volta scomoda nientedimeno che "Each And Everyone" degli Everything But The Girl, qui riadattata in una convincente versione deephouse!
Una "piacevole sorpresa"... per l'appunto, e senz'altro meritevole di un ascolto!
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