Non erano tante le band che potevano contare sui favori della critica come gli Adagio, che con lavori come "Sanctus ignis" e "Underworld" avevano piacevolmente sorpreso, donando al power metal, ma più in generale alla categoria tutta, una notevole dose di freschezza compositiva.

Furono uno dei primi gruppi dell'era "moderna" ad elaborare una filosofia propria, senza limitarsi a riproporre le solite menate simil Stratovarius ed Helloween. L'opprimente power/progressive dei primi dischi venne poi parzialmente abbandonato in "Dominate", l'anticipatore "artistico" di "Archangels in black", quarto disco della band francese, pubblicato nei primi di febbraio del 2009.

Molte, troppe forse erano le aspettative che all'epoca ruotavano intorno all'ultima fatica degli Adagio: avevano abituato troppo bene i propri fans per non pensare che prima o poi anche loro avrebbero trovato le sabbie mobili del fallimento. Ma se per altre band la voglia di cambiare sound coincideva quasi sempre con la difficoltà nel riuscire ad emergere, gli Adagio hanno virato parte della loro proposta per tentare una delle cose più odiose in ambito musicale, cioè il tentativo di "accaparrarsi nuovi fans". Non paghi dei primi buoni lavori e dei favori della critica, hanno tentato di ammorbidire e "sveltire" il tutto: "Archangels in black "è il risultato di questa scelta. Una scelta che evidentemente non ha pagato...

I membri della band sembrano aver perso completamente la bussola: ne risente un songwriting abbastanza avulso che troppo spesso si regge sui solismi dei singoli ( la lunga "Codex oscura", che nelle sue divagazioni strumentali della parte centrale mostra tutta la mancanza di idee in cui gli Adagio sono sprofondati). Ogni pezzo nulla aggiunge alla storia della band: sembra quasi che in riferimento al loro nome, i componenti si siano adagiati su un power metal scevro da qualsiasi sperimentazione, lontanissimo dall'oscurità enigmatica di "Sanctus ignis" e "Underworld".

E' ormai innegabile il decadimento del power/symphonic metal. I gruppi cardine del genere restano sulla falsariga dei lavori che li hanno resi famosi, continuando quindi a mantenere quella schiera di adepti ancora disposti a seguirli. Altri invece (ad eccezione di quei pochissimi casi positivi), sono felici nel prendersi a mattonate sui maroni, credendo che basta semplificare le canzoni e mettere qualche chorus in più per dare alla luce album degni di nota. E' un errore sempre più comune che sta mietendo vittime su vittime e che continuerà a togliere di mezzo band che una volta avremmmo definito "valide". Gli Adagio (come altri) hanno deciso di maciullarsi i maroni: "Archangels in black" è un miscuglio mal riuscito di tutto quello che da venti anni circola in giro, a partire da una copertina brutta e inutile. Un'altra band da far fuori.

1. "Vamphyiri" (4:26)
2. "The Astral Pathway" (5:04)
3. "Fear Circus" (3:59)
4. "Undead" (4:40)
5. "Archangels In Black" (5:37)
6. "The Fifth Ankh" (4:43)
7. "Codex Oscura" (9:07)
8. "Twilight At Dawn" (6:23)
9. "Getsu Senshi" (3:42)


  • acqualife
    2 ago 11
    Recensione: Opera:
    Bella stroncatura.. io francamente ho trovato abbastanza piatti anche i primi.. comunque quì si sono superati.. si, si sono proprio superati, in disgrazia però..
  • Don_Pollo
    2 ago 11
    Recensione: Opera:
    Io mi rifiuto di credere che nel 2011 si possa parlare ancora di power metal.

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