Il lato d’autore e autorevole del glam. Questo è un ripescaggio. Logicamente dipende dalle conoscenze di ognuno e dall’anzianità di un genere. È che mi viene da sorridere quando leggo “bel ripescaggio” sui Tesla, ad esempio.
Il curriculum vitae di Adam Brenner, classe 1965, in arte glamour Adam Bomb, parla di una vita artistica fitta di appuntamenti con un destino interessante. Geoff Tate, Eddie Van Halen, Kiss, Steeler, Michael Schenker, Michael Monroe e collaborazioni con tanti altri altissimi nomi.
Adam Bomb è stato un gitano del rock, uno che si è speso senza riserve, anche perché la sua visione d’insieme era abbastanza totalizzante e gli permetteva di affrontare ogni nuova avventura con inesauribile entusiasmo e idee praticamente illimitate. Quella che continua ancora oggi è una carriera in cui Adam Bomb lo percepisci sempre come Adam Bomb anche quando lavora con altre band. Perché la sua sensibilità di musico professionista convive con una profondità d’animo poetica, se inserita nel contesto glam rock 80/90. Adam Bomb razionalizzava il paradigma sesso, droga e rock n’roll spiegandoti il perché e fornendo punti di vista nuovi e decadenti. Quindi non solo proclami sull’autodistruzione. Forse perché Adam conosceva bene il glam rock dei due decenni precedenti all’ondata riottosa che ha sfracellato il mondo. Guitar glam rock heavy metal hero si legge sulla testata del suo sito. Io ci aggiungerei anche ottimo songwriter sui suoi dischi solisti.
Con "Grave New World" siamo già nel 1993, al suo terzo lavoro da solo. Probabilmente il migliore e quello più vicino ai miei gusti. Insieme a lui, che canta, suona la chitarra e le tastiere, ci sono Steve James dei Dogs D’Amour al basso, chitarra acustica e backing vocals, e Danny Stainer alla batteria. Adam si presenta con coraggio nel mondo che ha cambiato musica con ben 14 tracce, alcune encomiabili, altre che ci stanno strette. 14 brani per il genere sono tanti. Se non sono capolavori irrimediabilmente il voto scende. E purtroppo qui i riempitivi non mancano ma non sono neanche tali da far precipitare questa validissima produzione sui livelli di sufficienza. È pur sempre Adam Bomb, uno che conosceva il passato, uno che conosceva David Bowie ad esempio.
Il genere. La bandiera del glam rock britannico sventola alta e ben visibile in questa produzione che raccoglie anche la potenza quieta dello sleaze rock di L.A. e qualche pugno in faccia dal grunge. Su questa scia, l’anno successivo la meravigliosa Lee Aaron pubblicherà un disco di hard rock violentato dall’orda di Seattle. Ma siamo già più avanti. Se volete provare ad immaginare senza ascoltare, Grave New World è un abbassamento di toni educato e raffinato rispetto al primissimo dei Pretty Boy Floyd. Le voci di Adam e Steve Summers a tratti si assomigliano molto. Si tratta dei Cinderella più cupi e riflessivi che hanno studiato e sono diventati colti.
I brani. Come già detto, alcuni sono proprio notevoli. Jonnhy In The Sky, caracollante opener dedicata al chitarrista dei New York Dolls Johnny Thunders, porta con sé un sound immediatamente nuovo, equilibrato alla perfezione tra acustica ed elettricità. Il panorama dipinto è quello di un glam a tinte fosche, quasi scazzate, melanconiche e rassegnate. Sembra un pezzo del maestro Bowie appena fatto di eroina. Rock Sex City è un glam attack metropolitano e dilatato. Si sentono influenze punk, sleaze 80 e qualche trip di troppo. Doin’ The Business è un desert rock sconfitto in partenza, un country alienato e disidratato, ma ha un refrain tossico e maledetto, anni 60. Hug Me ‘Till You Drug Me ha un ritmo più sostenuto e pop. Ecco, un esempio di riempitivo che sposta un po’ il tiro ed è una visione già avuta. Sister Enemy è una delle punte di diamante di questa produzione, un notturno, pagina di una letteratura mancata. Omissis della storia del rock. I Cinderella devono esserselo perso per strada. Grey è la ballad che non aggiunge niente. Carina, tutto lì. Troppo buona per essere un pezzo di Adam. Hang It Up è un club sleaze che ci può stare senza aggiungere, però, sussulti particolari. La migliore espressione di Adam negli anni 90 è Magenta Sky una purissima dose di depressione e rabbia effemminate in una ballad che vive nell’ombra e cerca la luce. Airport Called Love sono i Poison o i Pretty Boy Floyd acustici. Va bene ma non sbaraglia i cuori. Down The Hole mi fa citare di nuovo I Cinderella, quelli che dovevano essere nei 90 e che purtroppo non sono stai. Una cow boy song di buona fattura. Can You Hear Me è uno shock rock che gratta sleaze come si deve e dimostra le ottime doti di Adam come chitarrista, sempre protagonista di ottimi assoli. Il livello compositivo, quando diventa originale, è davvero notevole. In generale è sempre perfettamente in linea con i punti fissi di chi si cotona. Don’t Look At My Eyes invece mi riporta in mente i primi Faster Pussycat e L.A. Guns. Nessuna novità, ma buon impatto. A Pretty Price suona bene per le radio, fm rock che stringe labbra ed occhi al grande pubblico. Si chiude con Killer Machine complessivamente levigata ed Hanoi Rocks oriented. Un ottimo pezzo per chiudere.
La variegata complessità di riferimenti si tiene in piedi grazie alle doti performative adatte allo studio di Adam, e ai suoi session man scelti con occhio sapiente. L’interpretazione universale del genere, con brani che hanno radici lunghe nei 60/70 e altri che le hanno più corte negli 80/90, è davvero magistrale. Senza qualche brano starei qui a presentarvi un capolavoro. La prima parte del disco suscita molta curiosità perché è quella che guarda più indietro. La seconda è quella un po’ più scontata ma difficilmente banale. Tutto il disco è irrorato di una linfa acida che a buon diritto si potrebbe definire post glam. Se non conoscete Adam Bomb, educatamente vi dico che non potete continuare ad ignorarlo.
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