[Contiene anticipazioni]

Se fosse finito a metà, avrei parlato di un ottimo film. Il problema più grosso è infatti la differenza quasi irritante tra la prima e la seconda parte. I meriti della prima si trasformano nei difetti della seconda, con un passaggio di stile incredibilmente incoerente. Le questioni tecniche legate alla celeberrima crisi finanziaria del 2007-2008 vengono spiegate minuziosamente nella prima metà e questa è una delle note più positive del film.

Il regista sfodera davvero parecchie invenzioni per spiegare al pubblico di cosa si sta parlando; McKay riesce a farci sorbire dei pistolotti sulla finanza senza per questo rendere pesante e insopportabile il film. Usa metafore e le fa spiegare a personaggi famosi in situazioni particolari (Margot Robbie, Selena Gomez e altri); oppure usa schemini in sovra-impressione per rendere le cose più semplici ai non esperti. Insomma, la materia è ostica, ma viene sbrogliata bene.

Tuttavia, il regista deve aver pensato che dopo l'infarinatura iniziale lo spettatore sarebbe diventato una sorta di esperto del settore, perché nella seconda parte smette di accompagnarlo mano nella mano, con il risultato che diversi passaggi restano davvero ostici da capire. Dopo lo sforzo didascalico della prima ora di film, era così problematico continuare a mettere delle brevi note in concomitanza di alcuni passaggi un po' complessi? Io credo di no e comunque questa incoerenza di approccio tra le due metà del film non ha senso. Un regista deve avere in mente il suo pubblico ideale: se la sua idea era parlare ai non esperti di finanza, avrebbe dovuto tenere sempre la stessa linea didattica volta a semplificare. Altrimenti, se intendeva fare un discorso per addetti ai lavori, non si spiegano tutte le ricche spiegazioni iniziali. Intendiamoci, alla fine si capisce grosso modo come vanno le cose e che tutti i protagonisti guadagnano, ma non sarebbero guastate spiegazioni ulteriori sui diversi modi in cui lo fanno. Ad esempio, non è chiaro quanto abbiano puntato i due giovani sulle tranche AA.

Sempre nella prima parte il film si presenta abbastanza bene anche dal punto di vista dei protagonisti: c'è un Christian Bale metallaro genio della finanza, uno Steve Carell misantropo, un Ryan Gosling arraffone e un Brad Pitt agente finanziario convertito alla coltivazione della terra. In un film che spiega la finanza, mettere personaggi così ben caratterizzati non era facile. Ma anche qui McKay mostra i suoi limiti, a lungo andare. Le caratteristiche base dei personaggi non vengono infatti arricchite man mano, ma servono più che altro come elementi connotanti fissi: così, ogni volta o quasi che compare Bale sulla scena, parte una canzone dei Metallica, dei Mastodon o di altri gruppi metal. Oltre a ciò, alcuni elementi vengono spiegati con eccessive sottolineature: abbiamo capito che il fratello di Steve Carell si è suicidato, non c'è bisogno di mostrarlo in cima a un palazzo. Così anche per i due giovanotti: è chiaro che non sanno bene ciò che fanno, non serve insistere.

Ci sono elementi di comicità che alleggeriscono quel tanto che basta; il film non sembra quasi parlare di una tragedia nella prima parte. O meglio, parla di un'imminente tragedia ma dal punto di vista lucidamente spietato di chi vuole guadagnarci sopra. Ma anche qui McKay non osa mantenersi coerente e lo stile caustico lascia posto alla serietà, man mano che la crisi si fa reale. Esemplare, in senso negativo, il predicozzo che fa Brad Pitt ai due giovanotti: il loro guadagnano significherà la miseria di milioni di persone. Ecco, è una cosa vera, ma messa giù così non fa altro che rovinare l'ironia al vetriolo del film. Che tra l'altro su certe altre cose è spietato: le frodi della finanza vengono denunciate con sferzante ironia.

Insomma, sicuramente un film che per diversi aspetti sa dare freschezza a un argomento tra i più pesanti e difficili in assoluto; purtroppo McKay, soprattutto nel ruolo di sceneggiatore insieme a Charles Randolph, non si dimostra all'altezza fino alla fine. Peccato, perché le idee non mancano: le riprese con zoom in stile amatoriale, i personaggi che parlano col pubblico (House of Cards docet), alcune finestre di dialogo interessanti tra piano finzionale e mondo reale. Resta comunque un film da vedere, artisticamente imperfetto ma utile per capire una pagina importante della storia recente.

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